Oppenheimer, la recensione
Il film dedicato al celebre fisico nucleare uscito nelle sale italiane qualche settimana fa è riconosciuto come un grande successo, complice probabilmente il cast di tutto rispetto scelto per la pellicola. Cillian Murphy nei panni di J. Robert Oppenheimer, Robert Downey jr. in quelli del politico Lewis Strauss, Matt Damon come generale Leslie Groves, Emily Blunt come Kitty Oppenheimer e Florence Pugh nel ruolo di Jean Tatlock sono solo alcuni dei volti che molti già conoscevano e che hanno spinto parte del pubblico a vedere il film.
La mano di Cristopher Nolan, regista del prodotto, è facilmente riconoscibile: pause, silenzi, ampia prospettiva psicologica e primi piani rimandano allo stile che tanti hanno imparato ad amare con le sue pellicole. “Oppenheimer” non fa eccezione, infatti la scelta di mostrare alcune scene in bianco e nero piuttosto che a colori è volta al distinguere i momenti avvenuti nella realtà da quelli soggettivi creati nel film. Quest’ultimo è inoltre liberamente ispirato alla biografia “Robert Oppenheimer: il padre della bomba atomica” di Kai Bird e Martin Sherwin edito nel 2005.
Altra caratteristica evidente all’interno della pellicola è il salto temporale, che alterna il passato di Oppenheimer dagli studi universitari fino alla conclusione della Seconda guerra mondiale con il processo a Lewis Strauss e con il finto processo guidato da quest’ultimo contro il fisico nucleare.
Il tema politico è infatti estremamente dominante, a scapito di quello fisico e scientifico che rimane presente ma spesso posto in secondo piano.
Per gran parte della durata del film Oppenheimer è appunto perseguito in quanto apparentemente legato al partito comunista americano, vedendo quindi molti colleghi schierarsi al suo fianco o contro di lui. Oppenheimer dal canto suo sceglie di “immolarsi” come vittima e accetta le false accuse che gli vengono attribuite senza grandi opposizioni.
La moglie Kitty è probabilmente uno degli elementi cardine all’interno del film e uno dei più riusciti: nonostante non sia in alcun modo legata allo sviluppo della ricerca del marito, resta fedele e fiduciosa nei suoi confronti non abbandonandolo neanche quando parte dei suoi amici e colleghi gli avevano voltato le spalle. Con i suoi scatti d’ira definisce con forza il suo personaggio e s’impone al posto del marito per fare in modo che non venga punito ingiustamente.
Molti personaggi meritano una nota di merito, dal dr. Hill che si rivela inaspettatamente dedito alla causa di Oppenheimer e critica Lewis Strauss a Jean Tatlock, donna passionale che coinvolge il fisico nucleare in una relazione altalenante. Anche Niels Bohr e Albert Einstein si rivelano particolarmente enigmatici, aiutando Oppenheimer ma restando in disparte, quasi a dimostrare come con l’età e l’esperienza abbiano compreso come si muovono i fili del mondo e abbiano rinunciato ad opporvisi. Lewis Strauss, rivelatosi verso la metà del film come il principale nemico di Oppenheimer, orchestra con magistrale precisione il crollo della sua credibilità e rimane a sua volta screditato dopo un’accesa lotta per la verità.
Anche il presidente Truman, interpretato da Gary Oldman, si rivela pieno di soprese: nel breve momento in cui appare si dimostra fermamente deciso e convinto di aver agito correttamente e critica Oppenheimer di essere quasi incoerente, avendo quest’ultimo rimpianto ciò che il suo lavoro ha causato.
“Oppenheimer” risulta così un agglomerato di curiosità verso leggi dell’universo, politica, scelte difficili, rimpianti, amore e odio, senso del dovere e opportunismo. Il protagonista in tutto questo cerca di trovare la sua strada e ne è talvolta sopraffatto arrivando al termine del film ad accettare senza aprire bocca tutti i riconoscimenti che gli vengono concessi, spesso attraverso falsi sorrisi e pugnalate alle spalle.
I guadagni parlano chiaro: 852 milioni di dollari dall’uscita in America, e anche la critica giudica positivamente la pellicola, con un indice di gradimento del pubblico del 93%.
Il film è una veemente condanna alla guerra che ora più che mai trova spazio nelle sale cinematografiche e che può attirare molti sull’attuale problema del nucleare e dell’etica umana.
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domenica 22 Dicembre 2024