“Le inquietudini del nostro tempo”, il gran finale dell’Agosto degasperiano con Umberto Galimberti

L’ ultima tappa dell’Agosto degasperiano 2023 dal titolo “Inquietudini” ha visto protagonista il noto filosofo e psicoanalista Umberto Galimberti, davanti ad un Auditorium Santa Chiara di Trento sold out in ogni ordine di posto. Al centro del suo incontro, intitolato “Le inquietudini del nostro tempo”, un tema fondamentale: la supremazia della tecnica.

E da questo centro si dipanano, in un flusso continuo, il pensiero e le parole di Galimberti. Proviamo a ripercorrerle d’un fiato.

Prometeo era stato incatenato dai Greci, perché la tecnica è di gran lunga più debole della necessità che vincola la natura alle sue leggi. E in questa ciclicità e certezza d’ordine delle cose, l’uomo trovava il suo limite.

Se l’aratro fende la terra, essa poi si ricompone dopo il suo passaggio. L’uomo si comportava secondo la propria misura e trovava conforto in questo, al contrario dell’epoca di smarrimento nelle infinite possibilità offerte di oggi.

Come ci siamo arrivati? La nostra cultura ha radici profondamente cristiane che hanno spinto l’uomo ad andare oltre ogni misura, a scatenare la tecnica: Adamo infatti doveva dominare la natura.

Il Cristianesimo capovolge il senso del tempo, non è più certezza ciclica, ma storia. Il tempo è inserito in un disegno, dove alla fine si realizza ciò che è stato annunciato, una vita (migliore) oltre questa vita. C’è addirittura la salvezza e così bisogna sperare nel futuro.

Perché Nietzsche dice “Dio è morto”? Perché se oggi togliamo la parola Dio dal nostro mondo, continuiamo a capirlo. Ma proviamo a togliere la parola “denaro” o “tecnica”: riusciremmo ancora a capirlo? No.

La scienza moderna capovolge il rapporto tra uomo e natura: l’uomo di scienza anticipa le ipotesi, sottopone le ipotesi all’esperimento e se l’esperimento riesce, allora le ipotesi diventano leggi di natura.

Ed è così, grazie alla tecnica, che il bisogno e i beni diventano mezzi per produrre il fine, cioè la ricchezza, il denaro, il business.

Ci ricordiamo ancora come si fa a fare qualcosa per il piacere di farla? Senza scopi, senza finalità? Con un briciolo di sana follia?

Ci ricordiamo ancora come si diventa felici? Felicità in greco è eudaimonia, da εὐδαίμων «felice», comp. di εὖ «bene» e δαίμων «demone; sorte». Perciò la felicità per i greci era la buona riuscita del proprio demone, di ciò per cui si è portati. Ma se questo demone è sempre assoggettato alle leggi dell’utilità e dell’economia, come potrà mai realizzarsi liberamente, se percepisce che il suo dovere è fatturare, invece di crescere semplicemente?

Le inquietudini e gli smarrimenti di oggi non sono altro che lo specchio di una situazione che culturalmente si è deteriorata, fino al punto in cui siamo.

La soluzione? Galimberti conclude dicendo ci sarebbe, ma che il tempo a disposizione è terminato. Eppure ogni tema toccato dal Professore è un indizio per affrontare i malesseri e le sfide di oggi, iniziando proprio dalla consapevolezza della propria realtà.

Denken als rechnen? Un’espressione di Heidegger che riassume bene cosa non bisogna fare, pensare senza approfondire, senza interesse, ma non solo. Coltivare il dissenso, come forma intelligente di discussione e distinguere cosa è bello o cosa è buono, da ciò che è meramente utile.

Cultura
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venerdì 18 Ottobre 2024