“Cose che so essere vere” porta sul palcoscenico “la mancanza di certezze”

Prosegue a gonfie vele la stagione di prosa del Centro Servizi Culturali Santa Chiara di Trento, che nel terzo appuntamento ha portato in scena il dramma familiare di Andrew Bovell, Cose che so essere vere (titolo originale Things I know to be true, qui nella versione tradotta da Micol Jalla).

Prodotto da Teatro Stabile Torino – Teatro Nazionale, Teatro Stabile di Bolzano, Teatro Stabile del Veneto – Teatro Nazionale, per la regia di Valerio Binasco, la pièce narra le dinamiche di una famiglia australiana i cui genitori Bob e Fran Price – rispettivamente interpretati dallo stesso Binasco e da una straordinaria Giuliana De Sio – si ritrovano non solo alle prese con le proprie vicissitudini di coppia sposata da molti anni, ma anche con i quattro figli, ognuno con i propri problemi, cambiamenti e turbolenze. La scena si sviluppa nell’arco di un anno, scandito dal passare delle stagioni, ognuna delle quali vede per protagonista uno dei figli, a partire dalla più piccola che, quando in difficoltà, stila una lista delle cose che sa essere vere, fornendo così il titolo all’opera. Il tutto si svolge nella villa di famiglia nella periferia di Adelaide, mirabilmente ricreata dallo scenografo Nicolas Bovey su una pedana circolare sulla quale si innestano diversi ambienti e che, ruotando di tanto in tanto, fa sì che uno o l’altro diventino la cornice perfetta al racconto del momento.

Giordana Faggiano si cala quindi nei panni di Rosie, appena rientrata da un tour europeo durate il quale un ragazzo le ha trafugato i soldi e il cuore, costringendola a rifugiarsi nuovamente nella sicurezza del nido, salvo scoprire che anche le migliori relazioni familiari possono rivelarsi non così stabili come sembrano. Il primo esempio glielo fornisce la sorella maggiore Pip (Stefania Medri), in bilico tra il perenne conflitto con una madre attenta che tutto vede, tutto sa e tutto capisce, e all’opposto l’amore cieco e incondizionato di un padre che tutto crede e nulla indaga, anche quando lei decide di lasciare marito e figlie per trasferirsi a Vancouver dove ha una relazione con un uomo sposato.

Tocca poi al fratello prediletto, Mark (Giovanni Drago), appena lasciatosi con la fidanzata di lunga data, scompigliare il tranquillo ménage familiare con una rivelazione sconcertante che lo porterà ad allontanarsi da genitori e sorella, per iniziare una nuova vita indipendente, libera e un po’ solitaria. Infine Ben (Fabrizio Costella), arricchitosi grazie ad un lavoro che gli ha permesso di staccarsi dalla figura paterna, con la quale è in aperta ribellione, mentre si fa coccolare da quella materna che ancora gli lava e stira le camicie. Contraltare e contrappeso di Pip, Ben rappresenta il fratello di successo, finché non se ne scoprirà il prezzo, che costringerà i genitori a salvarlo dalla galera. A quel punto Rosie decide di ripartire, questa volta per l’università, per studiare e crearsi una propria carriera. E sarà allora che il castello di tutte le cose che sa essere vere crollerà per sempre.

Oltre ad attori, scene e regia, ciò che rende davvero indimenticabile e profonda quest’opera è la scrittura di Bovell, perché, come ha giustamente sottolineato Binasco, “la sua idea di teatro contemporaneo non può fare a meno di qual caro vecchio arnese – ancora tanto amato da me e da gran parte del pubblico – che è il raccontare una storia”.

Cultura
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mercoledì 5 Febbraio 2025