“Assolo. Si può essere felici anche fuori dal coro”
Elogio di un’impresa solitaria
Assolo, uscito nelle sale il 5 gennaio, è la seconda commedia dopo Ciliegine del 2012 che vede Laura Morante nel triplice ruolo di sceneggiatrice, regista e attrice. Tutto ha inizio nello studio della psicoanalista Grumewald, interpretata magistralmente da Piera Degli Esposti, con un sogno della protagonista di mezza età Flavia-Laura Morante. Il nobile ascolto nelle periodiche sedute guiderà l’alternarsi di ricordi e fatti quotidiani.
Traspare sin dalle prime battute la sofferenza, a tratti tragicomica, di Flavia, cuore pulsante di emozioni sempre pronta a scatenarsi in una fiumana di parole, avulsa dal suo stesso microcosmo. Ella è intenta a decifrare e forse sovvertire il “mistero” della propria condizione.
«Mi parli di Flavia» sentenzia l’analista. Lei non risponde e si guarda intorno come un «agnello monco». Insicura, incerta, sola e malinconica nel trascorrere inesorabile del tempo, ma anche specchio di una condizione sociale. L’introspezione indotta dalla commedia stimolerà forse al dubbio qualche collusiva spettatrice?
Quella di Flavia è una famiglia allargata, composta dai due ex mariti con le rispettive consorti e dai due figli che poco comprendono il suo disagio, finendo per essere complici di tale destabilizzazione.
Assolo come elogio di un’impresa solitaria anche nell’atto della masturbazione, fino ad allora tabù per Flavia. Come afferma il suo collega burlone, interpretato da Marco Giallini: «aiutati che Dio ti aiuta!».
Quanto di autobiografico vive in questo conturbante intreccio? Ci può rispondere solo la regista attrice, da un podio unico, sempre più definito, pronto ad annoverarla tra le rare bellezze autentiche del cinema italiano.
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mercoledì 30 Ottobre 2024