“Anche la follia merita i suoi applausi”: Alda Merini
La lettura arricchisce la vita. L’ho sempre pensato.
Le parole quando arrivano nelle mani degli scrittori e dei poeti diventano vere e proprie cose vive, acquistando una profondità troppo spesso sconosciuta. Il termine “poeta” è abusato e logoro, contaminato, speso male, spesso usato in modo non appropriato. Ma a lei, ad Alda Merini, piaceva tanto usarlo e noi non possiamo giustamente che farlo. Si sono impiegate molte definizioni per disegnare Alda Merini: si va dall’espressione pasoliniana «bambina Merini» ad altre più recenti e indicative come «poetessa dei Navigli». Poco importa, Alda era tutto questo. Lei che era poetessa e poesia. Lei che ha attraversato il ‘900 con una duplice, imperdonabile colpa: essere malata di mente (a quel tempo non si parlava ancora del disturbo bipolare) ed essere donna in un mondo di uomini fatto per gli uomini.
Una donna che ha impersonato le storie di tante donne e che ha fatto propria la forza che viene fuori dal dolore più lancinante, il dolore che vive solo nelle persone che sentono più intensamente.
“Sono nata il ventuno a primavera, ma non sapevo che nascere folle, aprire le zolle, potesse scatenar tempesta”. Alda è nata il 21 marzo 1931 a Milano, dove è morta nel 2009. Più volte, nel corso della sua vita, è stata ricoverata e curata per disturbi di tipo bipolare, entrando e uscendo dai manicomi.
«Molti hanno pensato che la mia poesia sia la follia. Pochi hanno capito, invece, che la mia poesia è nata a prescindere da tutto e da tutti. Avrei potuto fare la matta o la ragioniera e la mia poesia sarebbe comunque uscita. Essa è una forza che nasce in me, è come una gravidanza che deve andare a termine».
Una donna sicura di sé, avvolta nelle sue grandi collane e accompagnata dall’immancabile compagnia di una sigaretta e di un’ombra di rossetto sulle labbra. Alda sapeva stupire, spiazzare, prendere all’improvviso, non sapeva edulcorare nulla e non aveva alcuna paura di mostrare la sua parte bambina.
La scrittura di Alda mi affascina e l’ha fatto sin dal primo momento in cui l’ho incontrata: la sua voce è forte, vera, impetuosa, si ribella contro ogni tabù e luogo comune.
Una follia quella di Alda che può fare rima solo con poesia.
“Anche la follia merita i suoi applausi”.
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mercoledì 5 Febbraio 2025