“America Latina”. L’irresistibile follia dei fratelli D’Innocenzo

Metto subito le mani avanti: questa non sarà una recensione imparziale. Ho un’adorazione plateale per i fratelli D’Innocenzo che non ho alcuna intenzione di ridimensionare. Dopo averli scoperti qualche anno fa con “La terra dell’abbastanza”, non ho più perso una loro mossa: nel 2020 ho atteso “Favolacce” come se in quel film ci avessi recitato io stessa e ora, all’alba di questo 2022, mi sono precipitata in sala a vedere il loro ultimo lavoro, “America Latina”.

È un film analizzabile sotto così tanti aspetti che quasi fatico a trovare un punto di partenza, se non fosse per l’evidente presenza di una colonna portante: Elio Germano, l’attore protagonista. Germano interpreta (in modo magistrale, come suo solito) Massimo, un dentista che gode di ottima reputazione, che guadagna bene, che ha una bella casa, una moglie e due figlie. Una vita all’apparenza perfetta, ma se c’è qualcosa a cui i due gemelli romani non sanno proprio resistere è il disfacimento delle apparenze.

Infatti, tutte e tre le loro opere cinematografiche si basano essenzialmente su una parola: crisi. Crisi personali, crisi di certi valori stereotipati (di solito legati al patriarcato e alla mascolinità tossica), crisi socio-economiche, crisi familiari. “America Latina” non è altro che il racconto della crisi di Massimo, la cui vita va pian piano in mille pezzi. Un racconto incessante, che non lascia mai neanche un attimo di respiro a chi guarda.

Forse è qui che risiede il più grande talento di Fabio e di Damiano, ovvero la loro capacità di restituire al pubblico quel senso di crisi. In questo film ci riescono adottando una regia ossessiva, completamente incentrata su Massimo e sul suo punto di vista, in modo da costringere chi è in sala a vivere ogni secondo della sua inquietudine; una narrazione che aderisce del tutto alla metafora del soffocamento, altro elemento chiave della pellicola.

Sono così bravi a coinvolgere fin sotto la pelle che, anche a distanza di giorni, ancora capita di ripensare a certe loro inquadrature (il primo piano orizzontale sul volto di Elio Germano sotto l’acqua corrente della doccia è indelebile), a certe scene o a certe sensazioni che restano appiccicate addosso. Il fatto di porre l’accento non tanto sulla trama in sé quanto sull’effetto che questa ha sui personaggi, sulla loro psiche, è la loro strategia vincente. È la mossa che li rende indimenticabili.

“America Latina” scaraventa i D’Innocenzo a un livello talmente alto che sono solo curiosa di vedere se e come riusciranno a superare di nuovo sé stessi. I miei sogni saranno pronti a essere turbati ancora una volta dalla loro irresistibile follia?

Cultura
Lascia un commento

I commenti sono moderati. Vi chiediamo cortesemente di non postare link pubblicitari e di non fare alcun tipo di spam.

Invia commento

Twitter:

giovedì 21 Novembre 2024