33 parole per la commedia “Molière: la recita di Versailles”
A teatro
Molière: la recita di Versailles tournèe, di Stefano Massini, Paolo Rossi, Giampiero Solari. Regia Giampiero Solari
«L’improvvisazione di Versailles è una commedia scritta da Molière nel 1663, in cui mette in scena sé stesso e la sua compagnia dichiarando apertamente le sue idee sull’arte drammatica e abbozzando quella Comédie des comédiens che da molto tempo, si dice, aveva intenzione di scrivere. Con l’intento di fondare la nuova commedia di carattere e di costume, Molière riassume l’esperienza del teatro comico italiano e in particolare della commedia dell’arte, ritenendo necessario realizzare opere che attraggano il pubblico, non soltanto quello della corte e di Parigi, ma anche la “platea che si lascia coinvolgere”.»
E chi l’ha visto cosa dice? Lasciamo la parola ai nostri Trentatré spettatori:
Le signore al mio fianco commentano, più deluse che severe, con le labbra tirate: “Proprio no, avevo delle aspettative”. È finito il II atto. Fra poco, dopo qualche buonanotte nel foyer, torneremo ad essere ognuno per noi stessi. Ma qui dentro siamo come allo stadio: chi ancora scroscia applausi e chi ha assottigliate le labbra.
Laura Tabarelli (33 Trentini in 33 parole)
Strappa qualche sorriso, Paolo Rossi mattatore. E forse è questo lo scopo, e Molière solo un pretesto. Loro, sul palco, hanno l’aria di divertirsi più del pubblico, piacevolmente annoiato. Le stesse cose dette nel foyer della prosa nel pomeriggio erano più interessanti nella spiegazione e quindi nell’intenzione che poi nella rappresentazione.
Anna Bruschetti (33 Trentini in 33 parole)
Paolo Rossi è grande ed istrionico affabulatore: si espande magnetico a rapire il teatro intero. I colleghi in scena (non tutti all’altezza) danno vita ad un felice contrappunto che gioca bene anche di improvvisazione. Molière, però, non si vede quasi mai: la sfida lanciata, ovvero, dar luogo ad un intreccio fluido tra autore-personaggio-persona, salta ben presto. Paolo Rossi, nella parte di se medesimo, travolge e divora tutto senza lasciare spazio ad altro. Ci si diverte parecchio, ma niente di più.
Michele Fanni (33 Trentini in 33 parole)
Rossi è stanco del suo lavoro, forse ancor più del pubblico in sala, e imita se stesso. Così un’idea buona, quella della compenetrazione fra la vita di Molière e quella del capocomico di Monfalcone, non decolla. Nel frattempo battute già sentite, atteggiamenti stereotipati, finta protesta, compagni di ventura logori, perfino e ancora qualche goccia di satira su Berlusconi. Inutili i 50 minuti del II atto.
Enrico Miorelli (33 Trentini in 33 parole)
Si sa che Molière discuteva nelle sue opere di un’attualità che oggi potrebbe essere vecchia. Di certo Paolo Rossi non fa un falso storico riportandoci a quel tempo, e ci mostra le sue analogie, nel presente, con il grande capocomico francese. La censura di oggi, ancora viva, e forse proprio degli stessi attori, gli impedisce però di essere satirico e sferzante come potrebbe.
Settimio Petrucci (33 Trentini in 33 parole)
L’idea è bella ma non ha trascinato nemmeno nella parte di aspettativa comica. Battute di Rossi ripetitive negli anni. Il suo gruppo è forse questo il punto non emozionavano nemmeno loro.