Vado controcorrente: ad oggi nello scambio che ha portato Luka Dončić ai Lakers e Anthony Davis ai Mavericks ci hanno guadagnato i secondi, e non i primi. Il peso specifico dei giocatori coinvolti è evidente: forse Davis è meno famoso di Dončić (più mediaticamente chiacchierato), ma non meno forte. Si parla comunque di all-star, cioè di giocatori in grado di dominare il parquet. Davis ha vinto da protagonista un anello con i Lakers nel 2020 ed è considerato uno dei big men migliori attualmente in circolazione. D’altro canto, Dončić non ha bisogno di presentazioni: il fenomeno sloveno, estremamente precoce, è riuscito a portare la sua franchigia alle Finals NBA quasi da solo lo scorso anno. Ora i due cestisti hanno cambiato casacca, improvvisamente, senza avvisaglie o malumori che giustificassero lo scambio. Un po’ come se, negli anni d’oro, Messi e Cristiano Ronaldo avessero da un giorno all’altro vestito le maglie rispettivamente di Real Madrid e Barcellona.
Perché, però, è andata meglio ai Dallas Mavericks, al momento? E specifico “al momento” perché la deadline per gli scambi è ancora lontana e spazio per ulteriori movimenti ancora c’è. Credo che Dallas abbia guadagnato di più perché s’è accaparrata uno dei difensori migliori della lega, il quale andrà a fare compagnia a Daniel Gafford, un altro tenacissimo nella fase difensiva. Una squadra che possa schierare come ala grande e come centro (cioè nei ruoli che difendono maggiormente l’area) due big men del genere significa garantirsi un sacco di rimbalzi e quindi di seconde opportunità e una difesa del pitturato che nemmeno le mura dei castelli medioevali. In una NBA che sembra prediligere sempre più i quintetti piccoli, Davis e Gafford potrebbero essere un limite invalicabile.
Dall’altra parte, è indubbio che i Lakers si siano garantiti uno dei giocatori più forti del momento e, soprattutto in ottica futura, uno dei possibili nuovi volti della franchigia. Ma Dončić rischia di non essere immediatamente utile sia perché è fuori forma (anzi, al momento è ancora ai box causa lungo infortunio) sia perché non è certamente noto per le sue doti difensive. Senza Davis, chi difende? LeBron James? Sarebbe troppo chiedergli di tornare a occuparsi della fase difensiva (decisamente più dispendiosa) a 40 anni. La storia passata e recente della NBA ha dimostrato che il sistema difensivo è spesso più decisivo di quello offensivo: l’attacco dà materiale per gli highlights, la difesa fa vincere gli anelli.
Si può mettere in conto un nuovo ritocco del roster prima della deadline da parte di entrambe le squadre. È probabile che i Lakers creino un pacchetto di giocatori da scambiare per un centro degno di questo nome, che sappia difendere come si deve. Se così fosse, i giallo-viola diventerebbero una vera contender (cosa che già sono, vista la posizione in classifica e il gioco espresso). Ma se non arrivasse un centro, il rischio è di dover chiedere ancora una volta a LeBron James gli straordinari, in attesa del rientro di Luka Dončić. Il cui impatto sarà comunque tutto da valutare.
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sabato 22 Febbraio 2025