“Inside out 2” ha finalmente riportato alla ribalta il cinema d’animazione, che ormai da tempo non riscontrava grandi successi nelle sale globali. Pare infatti che Pixar abbia centrato il target di riferimento, comprendente non solo bambini e ragazzi ma anche un pubblico più adulto, tanto che nel giro di due settimane il film ha superato il miliardo di incassi globali come molti si aspettavano.
“Inside out 2” nasce cercando di superare una sfida piuttosto ardua: rivaleggiare con il successo e lo stupore del film precedente, che aveva fatto discutere proprio per l’innovatività delle sue tematiche. Entrare letteralmente nella testa di una ragazzina e visualizzare passo dopo passo i processi mentali che ne sono partecipi, il tutto adeguato ad un pubblico molto giovane, non è cosa da poco. Il rischio in cui si poteva quindi incorrere nel sequel era proprio quello di replicare quanto avvenuto nel primo film, senza di fatto aggiungere nulla al mondo precedentemente creato.
Il risultato ha invece soddisfatto le aspettative. Il secondo film della saga analizza senza superficialità ciò che accade nella mente di un adolescente e riflette approfonditamente sulle problematiche che affliggono i ragazzi di questa età. La predominanza di Ansia, l’imponenza di Imbarazzo, la piccolezza di Invidia, il distacco di Noia e l’avvento prematuro di Nostalgia sono effettivamente caratteristiche presenti nella crescita dell’essere umano, al punto che per uno spettatore che ha vissuto quella fase di transizione immedesimarsi nella figura di Riley è quasi naturale.
L’escamotage del rimpiazzo delle vecchie emozioni ci permette inoltre di comprendere come durante la crescita non sia sempre possibile preservare ciò che possediamo e quanti piccoli dettagli siamo portati e tralasciare in favore di nuovi acquisti, sia in termini materiali che mentali. Il tema era già stato affrontato nel primo film, si pensi al personaggio di Bing Bong, che di fatto rappresentava l’emblema del ricordo infantile; eppure, questa volta ad essere sostituite sono le emozioni protagoniste della storia, che capiranno quindi la necessità di dover convivere con i nuovi, seppur indesiderati, ospiti. Interessante anche l’inserimento del flusso di coscienza, che fa trasparire tutti i pensieri più fugaci che la nostra mente è capace di contemplare durante ogni attimo.
Per quanto riguarda i personaggi, una nota di merito va sicuramente data ad Ansia, che dopo aver spodestato le emozioni principali dalla sala di controllo manipola ogni aspetto della vita di Riley, al punto da soverchiare anche il ruolo delle nuove emozioni. Aspetto chiave della caratterizzazione di Ansia è l’organizzazione sistematica e la valutazione delle ipotesi, che iniziano ad assillare la mente dell’uomo proprio a partire da quest’età. Va però fatto presente che la figura di Ansia tende a sfumature non sempre legate a questa emozione, tanto che in alcuni casi pare che copra il ruolo e l’ambito di competenza di altri personaggi.
Le altre emozioni appena arrivate non si rivelano altrettanto determinanti, proprio in quanto il principale avversario che la nostra mente deve affrontare è appunto l’ansia. Ciò nonostante, va ricordato Imbarazzo, che supera effettivamente sé stesso ed interviene in favore di Tristezza, e Noia, che nella scena dove si discute dei cantanti preferiti dà il meglio di sé, racchiudendo perfettamente l’atteggiamento di indifferenza che viene calato a scopo di autodifesa.
Anche le vecchie emozioni rivelano una crescita non scontata, come nel caso di Gioia, che ancor più che nel primo film si rivela impotente nei confronti della nuova condizione in cui si trova Riley. È proprio nel momento dello scoppio che ricordiamo quanto Gioia sia stata determinante per l’equilibrio mentale di Riley negli anni passati e di come si sia caricata delle aspettative e delle responsabilità delle altre emozioni. Stavolta non basteranno i suoi soli sforzi per sistemare le cose e Rabbia, Disgusto e Paura se ne rendono conto, prendendo l’iniziativa per risolvere il problema. Tristezza dal canto suo rivela un coraggio imprevisto e vincerà la sua timidezza ancora una volta per il bene di Riley.
“Inside out 2” gioca bene le sue carte e supera gli stereotipi legati all’età adolescenziale (perlomeno nei primi anni) presentando un percorso di crescita ben articolato, seppur frettoloso. Non si può infatti negare che risulti un po’ anomalo maturare come Riley nel giro di un paio di giorni, semplicemente attraverso un ritiro dedicato all’hockey. Resta il fatto che il film sa intrattenere il pubblico e riesce nuovamente nell’impresa di stupire lo spettatore, piccolo o grande che sia.
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sabato 21 Dicembre 2024