I 91 anni meglio vissuti che tu abbia mai conosciuto. I tuoi occhi devono solo incrociare il verde dei suoi, verrai travolto dalla Spagna in tutta la sua pienezza. Ti capiterà di aspettare la metro nella stazione Tirso de Molina, o di attendere il verde al semaforo di Calle de Alcalà e lui sarà lì. Ti guarderà, tu non riuscirai a volgere lo sguardo altrove, e lui «hoy es hoy y mañana… ‒ pausa degna del più grande attore del Siglo de Oro ‒ …quien lo sabe». Detto questo ti conquisterà completamente. Non potrai fare a meno di sorridergli perché in lui sono concentrati tutti i tratti delle persone a te care. Per un attimo ti fermi, perdi la metro o il verde del semaforo e lo ascolti. Capisce che sei straniero e allora decide di presentarti la sua amante, mi cielo, come dice lui, la donna della sua vita: Madrid. Lui sostiene che questo si può fare solo seduto nel Café Gijon, perché il Gijon c’era prima di Franco, c’era durante Franco, e continua a esserci oggi. Allora il suo braccio si insinua sotto al tuo e ti ritrovi a passeggiare sotto gli alberi, costeggiando le fontane degli ampi marciapiedi del Paseo de Recoletos. Entri nel Cafè e senti la gelida carezza di un brivido. È il brivido di Valle Inclàn, il brivido di García Lorca che per un attimo vedi lì, seduti comodamente. Don Pablito de Madrid ti tira, avrà pure 91 anni ma ha un passo da ventenne, perché ha prisa de ver el futuro. Davanti ai vostri caffé con leche ti domanderà cosa hai visto finora di Madrid. Tu spiegherai che stai seguendo le indicazioni della guida comprata prima di partire. A questa risposta la schiena di Don Pablito de Madrid scatterà dritta come soldati all’appello mattutino. Tuonerà in un que no, que no… per lui Madrid non è una città da guida turistica, Madrid è una donna che ti invita a lasciarti trasportare dal suo fascino, ti accompagna lungo Paseo del Prado, balla con te in Plaza Santa Ana, si fa inseguire per Calle Mayor e ti aspetta per salutare il sole in Plaza Armeria.
Questo è solo l’inizio, lui continuerà a parlarti di Madrid con lo stesso fervore di un marito innamorato, nella sua voce rivivrai una storia d’amore lunga 91 anni, nelle sue parole sentirai il boato delle bombe che l’hanno violada, e allo stesso tempo la forza di un Popolo che l’ha curata, amata, coccolata e sanato le sue ferite. Ti racconterà delle notti, perché questa es la ciudad que nunca duerme, ti dirà che i madrileni sono callejeros perché adorano le strade più delle stanze della propria casa. E tu come un bambino che ascolta le favole del nonno sarai lì a fissare i suoi occhi verdi. Appena finito il caffè, don Pablito de Madrid indicando l’uscita concluderà con un «¡venga nene!, te está esperando allí». Allora ti alzerai e varcando la porta sarai pronto ad amare quella donna che ti accoglierà.
L’apprendista cantastorie
Perché scrivo? Domanda semplice con risposta complessa. Scrivere per raccontare... raccontare per ricordare. Le storie fuggono via!... ed io cerco di afferrarne il più possibile.
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giovedì 21 Novembre 2024