Mancavano pochi giorni alla scadenza e il tempo scorreva, come sempre in questi casi, impietoso. O meglio, il tempo semplicemente procedeva, senza lasciarsi condizionare dalle ansie e dalle affettazioni delle persone, per questo era impietoso: perché non ne veniva – né avrebbe potuto esserne – condizionato. Secondo la visione soggettiva, invece, esso scorreva senza pietà.
Tutti i suoi colleghi, presi dall’affannata corsa, consideravano questa velocità. Tutti, sì, ma non lui.
Lui era in quello stato d’animo imperturbabile, ma non sereno, in cui quando qualcosa accade, sia la caduta di un oggetto scivolato dalle mani, sia lo sfacelo di una grande civiltà, la si riguarda con un po’ di distacco, scuotendo distratti il capo.
Lui semplicemente guardava fuori dalla finestra; epicamente potrebbe dirsi che aveva più cari i freddi astri celesti e i nomi dei morti e i tempi passati, più che l’agone in cui avrebbe dovuto gettarsi. Per un momento piuttosto lungo, anche le sue ansie e le sue paure ebbero una fine. In quel tempo, infatti, lui era, in quanto parte dell’Essere, ma non esisteva, in quanto immoto.
Mi piace scrivere, ma ciò evidentemente non basta per fare letteratura. Si dice che sia una lunga via per raggiungere il “top” per il rock’n’roll, per la letteratura è uguale, solo che non c’è garanzia di essere arrivati alla meta, né di rimanerci: dipende molto dai posteri. Quindi non si fa niente? No, ogni modo è buono per esercitarsi, studiare, crescere. Per il vero, non è neanche detto che io sia tagliato per scrivere…
Odio la banalità e non sopporto rileggere quello che ho fatto dopo anni: si cresce.
Le domande buone? Sono solo quelle senza risposta.
Twitter:
giovedì 21 Novembre 2024