Oggi per tornare a casa ho dovuto usare la linea urbana del bus. Mi sono avvicinato alla fermata a ho chiesto a una ragazzina se sapesse a che ora sarebbe passato il bus della linea 1. La tipa, sui quattordici anni, che si atteggiava a donna del ghetto, mi ha risposto: «C’è, boh, credo passi fra poco…». Nell’attesa mi sono fermato lì di fianco e ho ascoltato, parlava ad un volume altissimo, il discorso che faceva ai suoi amici: «C’è, boh, ieri sono stata quasi sospesa; la prof mi ha detto “stai zitta”, e io sapete che le ho risposto? “C’è, no, Lei stai zitta”». Precise parole. Sono rimasto talmente colpito dal macroscopico errore verbale che non mi sono accorto che arrivava il mio bus. La ragazza, prontamente, mi apostrofa: «Ahoo, varda che passa l’unooo»; io la guardo e le rispondo educatamente: «Grazie». Lei mi fissa per due secondi buoni, mentre mi allontano, e con un tono di voce misto fra lo stupore e la scontrosità, mi risponde: «Prego!».
Al di là dell’errore verbale (che testimonia che forse questa ragazza è stata sospesa, per lo meno nelle ore di italiano, forse un po’ troppo…) la cosa che mi ha colpito di più è lo stupore che ha manifestato al mio atteggiamento educato.
Ho come l’impressione che alcuni professori e alcuni genitori, talvolta, eccedano nel dire “Stai zitto/a”. Non sarebbe forse più educativo insegnare che esistono i modi e i tempi (e non parlo solo di quelli verbali…) per esprimere tutto? Il fatto è che io sono convinto che alcuni “grandi” pensino che un ragazzo, un adolescente, non sia un essere umano completo: non meriti più di tanta attenzione, non meriti un “grazie”, un “prego”; qualcuno che, insomma, dovrebbe solo stare zitto, non dare troppo fastidio. E invece a quell’età, ancora più che nelle altre, si è molto sensibili all’atteggiamento degli altri, soprattutto dei grandi: secondo me molti problemi della nostra cultura e delle nostre società si risolverebbero se insegnassimo ai ragazzi, con il buon esempio, ad ascoltare gli altri, a comprendere le ragioni degli altri, a soffrire con gli altri.
P.S. Le linee urbane del bus di Vercelli sono in costante peggioramento. Un altro esempio di quanto i tagli al Pubblico colpiscano prima di tutto i più deboli, ossia i ragazzini che lo usano per andare a scuola; o meglio, quelli che non hanno nessuno che li viene a prendere con la macchina; quelli che, guarda a caso, scendono alla fermata delle case popolari.
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giovedì 21 Novembre 2024