Cosa può mai pensare un giovane che non vuole, o non può, farsi mantenere a vita dalla famiglia dopo l’università, due master, uno dei quali all’estero, una collezione di tirocini, ovviamente non pagati, dopo vari lavoretti occasionali che si accettano, pur di non restare a casa? E cosa può mai pensare quel giovane che trova sconveniente o impraticabile, per mancanza del requisito patrimoniale, l’eventualità di campare, con l’affitto di un appartamento lasciato in eredità da nonni o genitori? E su quali presupposti può ragionevolmente contare sulla possibilità di essere valorizzato in “casa”, senza dover ricorrere, non come scelta elettiva ma imposta, a quella che con un termine di moda non chiamiamo più “emigrazione” ma “fuga di cervelli”?
Domande legittime, considerata la situazione occupazionale e professionale dei giovani, ma alle quali è difficile dare risposte concrete, sbocchi operativi, almeno per chi non ha il solito “santo in paradiso”. L’obiezione più ricorrente è che non ci sono posti di lavoro a sufficienza e che la soluzione è quella di promuovere lo sviluppo economico e la crescita occupazionale. Ovvio che è anche così: che ci vogliano politiche e energie imprenditoriali che il nostro PIL, e i suoi annessi, lo facciano crescere. Tuttavia il problema non si ferma qui, perché oltre alla questione dei posti disponibili vi è il “problema” di come questi posti vengono assegnati, nel pubblico in particolare, e come questi si evolvono nel tempo in termini di carriera. Il fatto è che i giovani, per una ragione o l’altra, rimangono sempre, o quasi, in seconda fila, se non in terza: prima ci sono i già occupati, perché hanno l’esperienza, poi i raccomandati, perché hanno le scorciatoie, infine, per quel che resta, noi, i giovani appunto. A voler essere precisi, di categoria ce n’è anche una quarta: chi la gioventù la vive con un “handicap” del tutto “speciale”: quello di essere donne. Ma questo aprirebbe un altro, delicato e fondante, tema di effettive pari opportunità.
Per affrontare un problema tanto aperto e radicato, una ricetta che risolva tutto d’incanto non esiste. La crescita del PIL è una scommessa impegnativa per l’Europa intera, e più che impegnativa per l’Italia; l’organizzazione del lavoro vede ancora disequilibri profondi tra i generi, ma non meno tra le generazioni; i primi posti, nelle gerarchie e nelle graduatorie, sono sempre per i più avanti in esperienza, o in appoggi; la società confina sempre più i giovani in una “riserva” a parole ritenuta ricca di valori, nei fatti portatrice di problemi.
Nonostante tutto, un ammortizzatore da mettere in cantiere esiste: dare più forza al merito, come condizione essenziale per consentire ai giovani di giocare in un campo non truccato, falsato da forzature improprie di natura sociale, generazionale, di censo e di appartenenza. In altri termini, diventa urgente che la valorizzazione dei giovani sia sostenuta dalle buone capacità e non da altro; questo, tenendo conto che di competenze digitali, di creatività, di energie nuove la società e l’economia ne avranno sempre più bisogno: doti tipiche della nostra generazione.
Solo questo potrà rinvigorire, tra i giovani, la fiducia nel merito come leva essenziale dello sviluppo ad ogni livello: personale, professionale e di carriera, nella società intera. Quindi, ciò che va accreditato e praticato è che sia il merito, inteso nella sua accezione più innovativa e libera da pregiudizi, a prevalere nelle scelte e nei comportamenti, mettendo responsabilmente e coraggiosamente “a valore” il “meglio” che offre il nostro futuro.
Dopo la maturità classica ha intrapreso un percorso accademico in Studi Internazionali, sviluppando particolare interesse sul regionalismo in chiave politica ed economica. Giornalista pubblicista dal 2015, approfondisce temi di carattere culturale e sociologico.
Ha frequentato corsi di project management ed organizzazione aziendale: dal 2015 è amministratore di Nova Agenzia srl, società di ricerca e sperimentazione nel campo dell'ingegneria e dell'architettura, costituita con giovani professionisti trentini. Fa parte del direttivo Giovani Imprenditori Confcommercio Trentino con cui nel 2019 vince il premio nazionale "Innovazione di Sistema" e da giugno 2020 è Presidente del Consiglio Provinciale Dei Giovani.
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giovedì 26 Dicembre 2024