Mostra Paesi Perduti, Galleria Civica (TN)
In primavera si è tenuta a Trento, in un’affrescata e raccolta sala Sosat, una giornata di studio che ha affrontato il tema del ruolo che cultura, arte e creatività possono rivestire nei paesi abbandonati o in fase di abbandono. Questo momento di confronto è stato piacevolmente partecipato da esperti del settore ed è stata l’occasione per far convergere opinioni su realtà molto diverse fra loro.
Gli esperti stessi presentavano differenze sostanziali per provenienza, formazione accademica e area di interesse, dimostrando come il tema della cultura sia trasversale ai settori disciplinari e come il fenomeno dell’abbandono abitativo sia capillare nel territorio italiano.
L’incontro si è tenuto nell’ambito della mostra Paesi perduti. Appunti per un viaggio nell’Italia dimenticata. Mostra curata da Gabriele Lorenzoni ed ospitata dalla Galleria Civica, satellite del più noto Mart di Rovereto.
La particolarità di questo luogo è quella di fare ricerca sui temi e i linguaggi del contemporaneo, con uno sguardo attento alla scena artistica trentina. Questa attenzione al locale e alla contemporaneità emerge dalla mostra, che ripercorrere le viuzze e i paesaggi di paesi, trentini e non, che accendono la memoria di giovani ed anziani. Le oltre 200 fotografie e i 4 video proposti sono di otto artisti che dagli anni ’50 ad oggi hanno voluto riscoprire quei paesi dalla bellezza desolante, ormai definiti “fantasma”.
“Il termine paese non rappresenta semplicemente un’aggregazione di edifici; significa pure il complesso degli individui che nel paese risiedono”, queste le parole di L. Faoro scritte sulle pareti della mostra. I paesi spopolati perdono la loro linfa vitale nelle immagini, rimanendo un agglomerato di case. Oggi si cerca di recuperare questi luoghi con politiche di rigenerazione che hanno però la miopia di scambiare la cultura per decoro urbano o come qualcosa da portare dall’esterno.
Quello che è emerso dai tre panel tematici della giornata è in primis la perdita del senso di comunità da parte della società attuale, concetto riassunto dalle parole del sindaco di Lavarone: “Consideriamo come comunità la famiglia e non in un senso più ampio”. Un senso di comunità che si potrebbe imparare dalla rete sociale dei paesi, facendo attenzione a non cedere alla retorica del “si stava meglio quando si stava peggio”. In secondo luogo, pensare alla cultura come qualcosa che appartiene alle persone che abitano quei luoghi e che non sia solo uno stratagemma per attirare il turista di massa.
Si tratta quindi di progettare insieme alle comunità per beneficiare in primis i locali e fare della cultura un motivo di produzione di valore. Un valore che arricchisca l’abitante, culturalmente ed economicamente, permettendogli di vivere i luoghi senza abbandonarli, perché, come sottolineato da Luca Bizzarri, dirigente della Provincia di Bolzano, “le aree sottosviluppate non sono nei luoghi ma nei desideri, nelle aspirazioni e nelle professioni non valorizzate del tessuto abitativo”.
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giovedì 26 Dicembre 2024