I Pueblo People sono un trio rock nato nel 2012, con all’attivo alcuni lavori discografici e tanti concerti. L’ultimo album, uscito per una cordata di etichette indipendenti nostrane, porta il titolo Giving Up On People ed è un concentrato di rock semplice, ma di grande impatto. Forse influenzati dal Neil Young più elettrico, i tre hanno confezionato un disco dal sapore internazionale e senza tempo. Andiamo a scoprire qualcosa di più sulla band e sulla loro musica in questa intervista.
1) Buongiorno Pueblo People! Oltre al vostro disco, Giving Up On People, che ho trovato molto bello, non so nulla di voi quindi vi chiedo, come di norma, di presentarvi: quando nasce il progetto Pueblo People e da chi è composta la band?
Ciao Aaron. Il gruppo è nato alla fine del 2012. Avevo iniziato a scrivere dei pezzi a casa che andavano un po’ nella direzione di quello che avrei voluto fare, ma rimanevano in vari cassetti virtuali. Claudia mi ha proposto di trovarci per suonare a scatola chiusa, non credo le avessi mai fatto sentire i demo prima. Lorenzo suonava già il basso con me in un gruppo che avevamo in precedenza ed è salito subito a bordo.
2) Un’altra domanda di rito, ma che ritengo doverosa, è: quali sono le vostre principali influenze musicali?
Svariate e non direttamente legate a come poi suoniamo. Rimanendo legati a un rapporto causa-effetto più diretto non posso evitare di citare Neil Young, i Green on Red e tutto il giro Paisley più rock, Steve Wynn, Scott McCaughey, Peter Buck, i Built to Spill, dischi australiani come a esempio quelli dei Beasts of Bourbon. Poi ci sono le mie ossessioni personali: Leonard Cohen, Townes Van Zandt o Jason Molina, che magari non hanno sempre un’influenza diretta sullo stile dei pezzi ma sicuramente a livello generale hanno un peso importante.
3) A circa quattro mesi dalla sua uscita, come è stato accolto il vostro ultimo disco e come lo state promuovendo?
Il disco è uscito tra la fine di maggio e l’inizio di giugno 2015. Non un momento studiato benissimo per quanto riguarda la promozione, sia a livello “editoriale” che di organizzazione di concerti. Qualcuno ne ha parlato, chi lo ha fatto lo ha fatto in termini positivi, ma non sono uscite moltissime recensioni fino a ora. Conta anche che non abbiamo affidato la cosa a un ufficio stampa ma stiamo facendo tutto da soli con l’aiuto delle etichette coinvolte. Forse anche quello cambia qualcosa. Fortunatamente ci sono anche i ragazzi di Locusta che ci danno una mano con i concerti, che a livello di promozione per noi sono la cosa più importante.
4) Ho trovato la vostra musica estremamente intensa e compatta, una proposta nuova per il panorama italiano, troppe volte spinto verso l’estremo o il tremendamente revivalista, voi come vi sentite posizionati? Quali sono le band nostrane che apprezzate maggiormente?
Il nostro posizionamento all’interno del panorama italiano non è una delle mie preoccupazioni principali, ma mi fa piacere che tu abbia riconosciuto il fatto che pur non facendo nulla di nuovo lo facciamo con un certo criterio. Ultimamente devo dire che per la prima volta da qualche anno ci sono anche in Italia gruppi che fanno musica “con le chitarre”, che, anche se non va nella nostra stessa direzione, mi interessa e mi piace. Su tutti farei i nomi di For Food/Dead Horses, il disco (purtroppo) postumo dei Mirrorism, Chow, Any Other.
5) Nonostante dei suoni certamente non nuovi, o comunque nel rispetto della formazione rock “classica” (voce, chitarra, basso, batteria), il vostro rock suona fresco e nuovo: siete consapevoli o vi sentite di parlare un linguaggio musicale nuovo rispetto a tanto rock italiano?
Dal punto di vista della scrittura non c’è l’intenzione di fare qualcosa di nuovo, sarebbe sciocco per me pensarlo. Questo non vuol dire però attingere a piene mani da un determinato tipo di modelli musicali ed estetici senza rielaborarli. Ne verrebbe fuori qualcosa sicuramente più vendibile sul breve periodo ma che mi annoierebbe all’istante.
Per quanto mi riguarda, il massimo a cui aspiro è scrivere dei pezzi che siano paragonabili a quello che solitamente ho voglia di ascoltare e di migliorare progressivamente nel farlo. A questo si può aggiungere il fatto che sono allergico alle scene e a tutto un certo tipo di estetica che spesso, se si parla di “rock italiano”, risulta più importante (o quantomeno più presente nella comunicazione) dell’effettiva proposta musicale. “Nuova” e “fresca” a dire il vero non sono le prime definizioni che mi vengono in mente se penso alla musica dei Pueblo People, anche se fresco l’ho già sentito dire. Preferirei che risultasse credibile e non innocua.
Per quanto riguarda il modo in cui suona il disco fisico, invece, gran parte del merito va a Alessio e Bruno del TUP Studio che sono stati molto bravi nel capire lo spirito dei pezzi e l’idea di come avrebbero dovuto suonare.
6) Di cosa parlano le vostre canzoni? Quali sono i soggetti o gli oggetti dei vostri testi?
Di vita e di quello che ci gira attorno. Non sono bravo a fare distinzioni tra la persona che suona e la persona che fa tutto il resto, ed essendo il suonare uno degli atti più autoreferenziali che ci siano è inevitabile che le due cose spesso si mischino. Ovviamente il tutto è filtrato dal processo di scrittura, non bisogna pensare che quello che scrivo equivale al 100% a quello che sono o che una determinata frase si riferisca alla situazione che sembra più esplicita. C’è una certa sovrapposizione ma non è totale.
7) Quali sono i prossimi obiettivi dei Pueblo People: tanti concerti? Già un nuovo disco? Un poco di pausa?
Avere degli obiettivi prevede una pianificazione a lungo termine e non è il campo in cui siamo più forti. L’unico scopo di suonare è suonare.
Date le nostre dimensioni non possiamo permetterci di separare con precisione i periodi fra concerti/scrittura/pausa. Sicuramente concerti per proseguire la promozione di questo disco, entro la fine dell’anno mi piacerebbe registrare qualcosa di nuovo che abbiamo già in cantiere, poi si vedrà. Non abbiamo fretta.
Nel ringraziarvi per il tempo che avete concesso, vi lascio l’ultima parola e grazie ancora!
Grazie a te, lascio qualche link per chi volesse ascoltare o approfondire.
https://pueblopeople.bandcamp.com
https://pueblopeople.wordpress.com
Scrivo per raccontare ciò che mi fa stare bene e ciò che mi piace, sperando di incuriosire e invogliare qualcuno a esplorare il mio mondo fatto di gruppi semisconosciuti e piccoli concerti
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giovedì 21 Novembre 2024