TFF 2024. Tra Heidi e Sofia Goggia

Chi sono i “veri montanari” e che requisiti bisogna rispettare per riconoscersi tali? È da questa riflessione che sono partiti i relatori della conferenza “Tra Heidi e Sofia Goggia” il 5 maggio 2024 al Trento Film Festival. Perché al giorno d’oggi, pare, “etichettare” ed “etichettarsi” sembra diventato fondamentale, anche quando si vuole fare una passeggiata in montagna o un’esperienza insolita in mezzo alla natura.

Questa conferenza, dunque, si è rivolta a tutti coloro che, incuriositi dal fascino della natura e la bellezza delle Alpi, vogliono approcciarsi alla montagna facendo sport o trascorrendo qualche ora sulle terre alte, senza però riconoscersi necessariamente nei due personaggi estremamente diversi che danno un nome al titolo dell’incontro.

Con un excursus sulle problematiche ambientali, Sofia Farina – fisica dell’atmosfera – ha introdotto le preoccupazioni condivise dagli esperti sull’innalzamento della temperatura e sui ghiacciai che si stanno ritirando (si prevede che nel 2050 l’Austria non ne avrà più). Ha poi esposto le due possibili conseguenze di tali fenomeni: il cambiamento degli ecosistemi nell’idrosfera e lo spostamento – ormai certo – delle persone dalle città alle montagne (sia per motivi turistici che economici).

Si è quindi parlato di come questo spostamento si realizzerà nel tempo e di come chiunque voglia migrare sulle terre alte dovrà imparare a adattarsi a questo nuovo stile di vita, impattando il meno possibile sull’ambiente circostante.

Gli oratori sono partiti da due esempi che possono essere definiti “gli estremi opposti”. Da un lato, troviamo “Heidi”, protagonista del noto libro di Johanna Spyri, che vive la montagna come una sorta di “paradiso terrestre”: lontano dalla freddezza urbana, dalle contraddizioni della modernità e dai danni fisici e psicologici che la città – ben distante dalla natura – può portare a adulti e bambini. Dall’altro, abbiamo il mito di Sofia Goggia: una sportiva che, a modo suo, dà alla montagna un valore economico non indifferente, rendendola adatta a tutti i turisti che vogliono scorrere del tempo in totale relax e divertimento, praticando lo sport dello scii: un’attività che, pur essendo svolta in alta quota, “urbanizza” le montagne facendo sentire “a casa” tutti i cittadini che la praticano.

Al giorno d’oggi, però, il primo mondo non è più realizzabile e – anche ai tempi in cui esisteva – non era poi così immacolato come la scrittrice svizzera l’ha fatto sembrare. D’altro canto, anche la montagna come “luogo di turismo di massa” non è più sostenibile e, alla lunga, diventerà sempre più dannoso per il pianeta. Gli oratori, dunque, hanno proposto come alternativa “un nuovo modo di vedere la montagna”. Tra le proposte, c’è stata quella di vivere le attività in alta quota come un’occasione per imparare qualcosa di più sulla natura, per fare sport – senza la pretesa di raggiungere necessariamente livelli agonistici – o per fare delle passeggiate in mezzo alla natura.

Rifacendosi alla filosofia dei “nuovi montanari”, gli esperti hanno nominato anche le “montagne di mezzo”: quelle non troppo alte e non troppo basse, adatte ai più (e di conseguenza, anche a maggior rischio di sovrappopolazione). La speranza è che gli usi e costumi di questi nuovi “abitanti” delle terre alte si diffondano sempre più e che tutti possano incarnare uno stile di vita “montanaro” anche “fuori dalla montagna”: una vita con ritmi più lenti, più adatti ai tempi della natura e che preservino il nostro pianeta da ulteriori disastri ambientali.

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giovedì 21 Novembre 2024