Oriana Bandiera: ricette per combattere la povertà
«Mi scuso in anticipo per il mio italiano» Una frase che può capitare di sentire da parte di chi è un cervello in fuga e da anni vive fuori dal nostro paese. È questo il caso di Oriana Bandiera, giovane economista italiana che da parecchio lavora all’estero, in particolare insegnando presso la London School of Economics. Per lei tornare in Italia e tenerci conferenze è un evento raro, un imprevisto lo rende subito chiaro all’inizio del suo intervento: le slide, da mostrare al pubblico del Festival dell’economia di Trento, sono per errore in inglese.
Nulla di grave comunque: le sue spiegazioni sono talmente chiare, che non c’è bisogno del supporto di immagini per capirle, nemmeno per me che di economia non sono certo un esperto. Tutto questo nonostante la lingua usata raramente e la complessità dell’argomento. Oriana Bandiera ha infatti un compito arduo: spiegarci che la povertà non è qualcosa che deve necessariamente esistere, la si può combattere.
Lo dimostrano due esperimenti che la stessa economista ha condotto: in alcuni villaggi del Bangladesh è stata donata una mucca, simbolo di ricchezza in campagna, a ognuna delle donne più povere. In Uganda invece si è investito sull’istruzione: a migliaia di giovani senza possibilità finanziarie è stato fatto un anno di formazione. In entrambi i casi i risultati sono stati estremamente positivi: tra le persone coinvolte infatti sono aumentati non solo i consumi, dovuti alla maggior agiatezza, ma anche i risparmi, i redditi e le ore lavorate.
È chiaro quindi che i poveri sono tali per mancanza di possibilità e non, come pensano in troppi, a causa della loro mancanza di voglia e capacità. Investire su di loro è quindi un dovere della società, spiega la Bandiera, e non solo per motivi morali: tra di loro potrebbero esserci infatti ottimi medici e ingegneri. Invece troppo spesso il loro destino è quello di ritrovarsi a fare lavori saltuari, per cui non serve quella formazione che a loro è negata.
In ogni caso, se i tentativi dell’economista italiana sono andati a buon fine è perché erano caratterizzati da un ingente sussidio iniziale. Solo in questo modo si può cambiare davvero la condizione di una persona: i piccoli prestiti mensili possono avere un valore morale, ma economicamente sono inefficaci. Una piccola frecciata al microcredito e al reddito di cittadinanza.
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giovedì 21 Novembre 2024