L’insostenibile leggerezza di Giampaolo Musumeci: “Nessun luogo è lontano live”
Muss es sein? Es muss sein! Raccontato, in questo caso. Prendiamo spunto dal capolavoro di un pilastro della letteratura quale Milan kundera per parlarvi dell’evento “Nessun luogo è lontano live”, andato in scena nella prima serata del Festival dell’Economia di Trento e che ha visto protagonista un altro pilastro, del giornalismo questa volta, Giampaolo Musumeci.
L’insostenibile leggerezza del raccontare, aggiungeremmo. Perché è sul crinale della leggerezza narrativa, che guarda a strapiombo sulla pesantezza dei temi trattati, che oscilla l’evento ideato dal noto conduttore radiofonico.
“Parleremo di guerra in Ucraina”, l’incipit deciso, appena sfumata l’introduzione musicale sulle note di “What a wonderful world”. E soprattutto di una cosa, inizialmente: di quanto “cara guerra, ci costi”. Ed è subito chiaro che il prezzo è alto. Quello calcolabile, gli stipendi dei sodati o le sanzioni; e quello incalcolabile, tutte le sfaccettature tragiche e immateriali che sfuggono alle statistiche. La pesantezza.
E la leggerezza. Un magistrale Beppe Salmetti, per non saper né leggere né scrivere di guerra, fa il suo ingresso in scena e si affida alle parole di chi la guerra l’ha raccontata, recitando i versi di “generale” di Bertolt Brecht, che rappresenta un vero e proprio invito a pensare, a riflettere.
Tra un giro di rullante ad enfatizzare le freddure abilmente ricercate da Musumeci per spezzare il ritmo della narrazione ed un invito all’applauso rivolto al pubblico, entra in scena il primo ospite dello show: l’inviato di guerra del Sole 24 ore Roberto Bongiorni, cresciuto a “Pane nutella e Kapuściński” e recentemente attivo nel contesto ucraino, su cui ci restituisce alcune riflessioni.
“Ogni conflitto è divisivo – spiega – anche la narrazione ucraina (le fonti russe sono spesso irreperibili, ndr), ha avuto le sue enfatizzazioni. Il giornalista può ricostruire un evento, ma la verità effettiva non è mai certa. Emergerà molto tempo dopo.”
La verità appunto. Che, come specifica Musumeci “è la prima vittima di ogni guerra”. C’è spazio poi per il racconto dell’esperienza diretta dell’inviato: “Per disorientare i soldati russi molti segnali stradali sono stati eliminati o invertiti: anche i giornalisti sul campo sono stati messi in difficoltà.”
Dopo aver salutato Bongiorno, Musumeci si sofferma su un altro aspetto della guerra, forse l’arma più efficace per Kiev: la comunicazione “emotiva” del conflitto. Dai numerosi tweet di gatti e cani salvati dalle macerie dei bombardamenti ed immortalati a fianco dei soldati, alla storia del cane eroe, in grado di sminare più di duecento ordigni e premiato da Zelensky, fino alla stampa di moltissimi adesivi ed oggetti con effigi di santi armati.
Viene poi invitato a salire sul palcoscenico Pejman Abdolmohammadi, professore di storia dei paesi islamici dell’Università di Trento, per un interessante confronto tra la situazione iraniana e la crisi ucraina. “Ci sono certamente dei parallelismi; il caso iraniano dimostra che le sanzioni non hanno funzionato tantissimo: hanno messo più che altro in difficoltà la società civile senza colpire efficacemente i veri obiettivi”, spiega lo studioso specificando che: “È necessario comprendere il consenso che ha uno stato nel momento preso in analisi: la Russia attualmente ha un forte supporto della popolazione, situazione opposta a quella iraniana. Il nazionalismo russo può quindi aiutarli a resistere.”
Al fronte di questa analisi, ecco irrompere nuovamente sulla scena il dinamicissimo Salmetti, questa volta per un momento poetico toccante: l’interpretazione dei versi di Veglia di Giuseppe Ungaretti. A voler ribadire nuovamente il tragico impatto di ogni guerra sulle persone. E al contempo la necessità di rimanere attaccati il più possibile alla vita, alla pace.
A prendere la scena nell’ultima frazione del live show è Paolo Magri, vicepresidente esecutivo Uspi, imbeccato inizialmente da Musumeci con una domanda a bruciapelo: “Chi vince questa guerra?”. La risposta è immediata, e di quelle che non lasciano spazio a dubbi: “Nella guerra perdono tutti. E soprattutto, come è già stato sottolineato, perde la verità”. L’ospite precisa poi come questo fatto sia vero soprattutto in questo conflitto che tutti noi sentiamo particolarmente vicino, non geograficamente ma culturalmente, ed in cui la propaganda, soprattutto social, è un fattore fondamentale.
L’ultima finestra della serata è dedicata a Francesca Volpi – fotoreporter freelance attiva in Ucraina dal 2014 – che, attraverso due suoi scatti, dimostra come la difficile situazione in quei territori non sia una novità di questi ultimi mesi e come guerra e morte si ripercuotano direttamente sulle popolazioni civili.
La riflessione conclusiva dell’evento non può che racchiudere uno sguardo al futuro, con una domanda, quasi spiazzante, rivolta a Paolo Magri: “Quali sono gli ingredienti necessari per uscire da questo terribile pasticcio?”. La risposta è tutt’altro che banale: “Realismo, idealismo e moderazione: ingredienti necessari anche per raccontare quello che accade.”
“Occupiamoci di tutto ciò che accade fuori dai confini: la democrazia muore nell’oscurità”, chiosa Musumeci prima della sigla finale. E noi possiamo dire che eventi come quello a cui abbiamo assistito questa sera, spazio all’oscurità ne lasciano poco. Fortunatamente.
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giovedì 21 Novembre 2024