Le sorti del nostro Pianeta alla COP28

È giunta al rush finale la ventottesima Conferenza ONU sul Clima, iniziata a Dubai il 30 novembre e in programma fino al 12 dicembre 2023, alla quale, anche quest’anno, ha partecipato una delegazione trentina.

Un gruppo di 6 giovani e 3 esperti accompagnatori è partito da Trento e ha raggiunto Dubai per seguire e raccontare la COP sui canali di Agenzia di Stampa Giovanile, grazie al progetto “Racconta il Clima alla COP28” promosso e finanziato dall’Agenzia Provinciale per la Protezione dell’Ambiente e dall’Associazione Viraçao&Jangada, con il sostegno del Gruppo Cassa Centrale – Credito Cooperativo Italiano e del Centro Europeo Jean Monnet dell’Università degli studi di Trento.

Seguire da vicino e toccare con mano il più grande evento globale sui cambiamenti climatici è stata una grande opportunità e un’esperienza interessante per Sofia, Federica, Francesca, Ilaria, Marzio e Viola, che torneranno poi in Trentino per riflettere sulle ricadute locali dei negoziati a livello mondiale. Ma com’è andata, agli effetti, questa COP28?

Si può definire come un viaggio sulle montagne russe. È iniziata non sotto i migliori auspici, con un grande scetticismo dovuto soprattutto al Paese ospite – gli Emirati Arabi Uniti – celebre per l’economia incentrata sui combustibili fossili, in particolare sul petrolio, e sulla presidenza guidata da Sultan Al Jaber, amministratore delegato di ADNOC, la compagnia petrolifera nazionale emiratina. Il primo giorno, però, è trascorso con il piede sull’acceleratore: inaspettatamente è stato subito trovato l’accordo sul Fondo per Perdite e Danni, dedicato al supporto economico per i Paesi più vulnerabili agli effetti dei cambiamenti climatici, nonché meno responsabili alle cause di essi. Il Presidente ha esultato, quasi permettendo alla sua posizione di essere rivalutata. Ma per poco: qualche giorno dopo, lo stesso Al Jaber è stato il protagonista di uno scivolone colossale che ne ha causato la perdita totale di credibilità. Il quotidiano britannico The Guardian ha difatti diffuso un video in cui il Presidente dichiarava che non c’è alcuna evidenza scientifica dietro alla necessità di uscire dalle fonti fossili.

I negoziati sono poi proseguiti senza particolari colpi di scena, tanto che la bozza dell’accordo finale, pubblicata l’11 dicembre, ha portato con sé un’onda di scontento e delusione. Il testo contiene alcuni elementi importanti e positivi, come l’allineamento con l’obiettivo dell’1,5°C, il riconoscimento dei rischi climatici nel sistema finanziario e l’accenno a natura ed ecosistemi, con un anno di fine (il 2030) per la deforestazione. Tuttavia, viene considerato poco ambizioso, incoerente e, soprattutto, non contiene l’espressione chiave di questa COP, ossia phase-out dei combustibili fossili, altresì l’eliminazione totale, seppur graduale, di essi.

Per il 12 dicembre è fissata la data ufficiale di fine, ma non si sa ancora se questa coinciderà con l’effettiva chiusura dei lavori o se, come da qualche anno a questa parte, i negoziati continueranno ancora per qualche giorno, per raggiungere il necessario accordo unanime.

 

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venerdì 18 Ottobre 2024