Lavoro e Salute: verso un connubio migliore
Immaginatevi questa situazione: vi state dirigendo verso il vostro posto di lavoro, magari brontolando perché in quel momento desiderereste essere ancora al caldo sotto le coperte, e un tale vi ferma per chiedervi: “Che cos’è, secondo te, la salute?”. Trattenendo l’istinto di mandarlo a quel paese per avervi parlato prima del vostro secondo caffè, probabilmente gli rispondereste: “Quando mi sento in forma”, “quando non ho l’influenza”, o qualcosa di simile. Non proprio. O almeno, non solo.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità, nella propria Costituzione, descrive la salute come “uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non esclusivamente come l’assenza di malattia o infermità”.
Facciamo un passo indietro. Lo scenario che vi ho chiesto di immaginare prevedeva che steste andando al lavoro, e non ho scelto per caso questa impostazione. Il lavoro è un aspetto fondamentale per la vita dell’individuo, tanto che nella maggior parte dei casi esso occupa metà o più del suo tempo, e quando la persona è senza lavoro si sente inutile, indegna, non all’altezza delle proprie e delle altrui aspettative. Ciò che ignoriamo è che anche gli occupati possono arrivare a provare queste sensazioni.
Nell’Accordo quadro europeo del 2004, lo stress lavoro-correlato (Slc) viene definito come “una condizione che può essere accompagnata da disturbi o disfunzioni di natura fisica, psicologica o sociale ed è conseguenza del fatto che taluni individui non si sentono in grado di corrispondere alle richieste o alle aspettative riposte in loro”. Infatti, i lavoratori affetti da stress lavoro-correlato sono più soggetti non solo allo sviluppo di uno stile di vita dannoso (come tabagismo e alcolismo), ma anche all’aggressività e all’isolamento, all’ansia e alla depressione, a infortuni gravi e persino mortali.
Sia il legislatore europeo sia quello italiano si sono attivati per predisporre strumenti per individuare preventivamente e porre rimedio alle situazioni di rischio, fra le quali troviamo turni che superano le 8 ore e mal retribuiti, contesti lavorativi privi di rispetto e di comunicazione, nonché un’organizzazione del lavoro che non offre soddisfazione e prospettive di crescita.
Sfortunatamente, gli strumenti oggi a disposizione non sono sempre adeguati a far fronte a queste situazioni critiche. Ciò nonostante, dopo lo scoppio della pandemia le persone hanno iniziato a fare più attenzione alla propria salute e a come questa sia influenzata, tra le tante cose, dal proprio lavoro.
Questo ha portato un’ondata di dimissioni da posizioni insoddisfacenti in favore di condizioni lavorative, e conseguentemente di vita, più dignitose. In conclusione, l’invito non è quello di licenziarvi alla prima difficoltà, ma di tenere sempre presente che lavoro e salute (a 360 gradi) sono interconnessi, ed entrambi sono diritti irrinunciabili. E di non fare l’errore di sentirvi sbagliati.
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giovedì 21 Novembre 2024