Il Giorno della Memoria ha ancora senso?
Questa mattina mi trovavo in classe, intorno alle 9, con l’idea di parlare del Giorno della Memoria. Il mio istituto non ha organizzato niente di particolare, ma ha lasciato ai singoli insegnanti la facoltà di decidere liberamente se fare qualcosa per commemorare questa particolare ricorrenza. Il lunedì mattina insegno storia nella mia classe e offrire un contorno storico all’Olocausto mi è parso davvero il minimo sindacale. Memore, tanto più, delle parole che ieri sera ha pronunciato Luciana Segre, ospite da Fabio Fazio. In estrema sintesi la senatrice ha affermato che presto sui libri di storia dell’Olocausto non si parlerà più. Non credo (o non credevo) in questa profezia carica di pessimismo. Ma questa mattina mi sono dovuto ricredere.
Il tentativo di parlare di che cosa è successo in quegli anni è naufragato su uno scoglio di menefreghismo, su una serie di sguardi assenti, quando non distratti o annoiati. Non voglio fare di tutta l’erba un fascio, ma la lezione di questa mattina mi ha lasciato un grande vuoto dentro e un senso di amarezza. A che cosa serve celebrare (se si può usare questo verbo) il Giorno della Memoria se chi dovrebbe coltivare questa memoria non ha alcun interesse nel farlo? Non ha alcun interesse e, cosa ancor più grave, non ne capisce l’importanza? Il titolo di queste trenta righe è volutamente provocatorio: certo che ha senso il Giorno della Memoria. Anzi, credo che una ricorrenza del genere abbia più senso proprio oggi. Dove la memoria è minacciata, lì è necessario intervenire con fermezza.
Tuttavia, com’è possibile pretendere che non si dimentichi il dramma dell’Olocausto, quando nemmeno gli istituti scolastici si impegnano a far sì che la memoria venga coltivata? Di nuovo, non intendo fare di tutta l’erba un fascio. Però non riesco a non pensare al segnale mandato dall’istituto nel quale lavoro: un segnale di resa, un alzare bandiera bianca. Se nemmeno l’istituzione per eccellenza preposta alla trasmissione della memoria (cioè la scuola) fa niente affinché questo avvenga, che cosa può fare un singolo docente? Rischia di trovarsi, come in effetti è accaduto stamattina, spaesato, a brandire le armi contro i mulini a vento. Non smetterò di farlo, ma è certamente una lotta impari. Mi rendo conto che il pessimismo della senatrice Segre mi ha contagiato. Non volevo credere alle sue parole, ma temo che abbia visto più lontano (e con più chiarezza) di me.
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giovedì 30 Gennaio 2025