Susanna Ottaviani e la sua esperienza in Mozambico con il Progetto Talete

Susanna Ottaviani, ha da poco compiuto 26 anni ed è una studentessa di Ingegneria Ambientale. Ha completato la laurea triennale all’Università di Padova e poi si è iscritta a Trento per seguire l’indirizzo magistrale in ‘Progettazione Integrata dell’ambiente e del territorio in contesti di cooperazione internazionale’. Lo scorso anno è entrata nella quinta edizione dell’Honours Programme TALETE, un percorso parallelo alla laurea magistrale, comune a diversi dipartimenti dell’università, per rafforzare e integrare la formazione accademica in ambito globale.

Sta rientrando ora dal Mozambico dove ha condotto la ricerca tesi. Questa si è svolta a Beira, seconda città per importanza del Paese, in cui ha rilevato dati sul sistema di drenaggio di un quartiere informale soggetto a frequenti allagamenti.

 Perchè hai scelto il Mozambico?

L’idea di prendere in esame questa città nello specifico è nata in seguito al corso ‘Progettazione integrata dell’ambiente e degli insediamenti’ tenuto dal Prof. Diamantini che prevedeva un approfondimento progettuale su Beira guidato dall’Ing. Rama, direttore della ONG trentina CAM, Consorzio Associazioni con il Mozambico. Ciò ha posto le basi per un genuino interesse nei confronti questa realtà così come un rapporto di fiducia con l’organizzazione che vi lavora da più di vent’anni.

Di cosa tratta la tua tesi?

La ricerca tesi ha riguardato un’area della città formatasi spontaneamente intorno al quartiere di fondazione portoghese. La sua crescita, esponenziale negli ultimi anni, non è stata pianificata o regolata, pertanto l’abitato non ha le infrastrutture di base, tra cui anche una rete di drenaggio. A ciò si unisce una sfavorevole conformazione del terreno che rende particolarmente difficile l’allontanamento delle acque di pioggia. L’esperienza sul campo è consistita in interviste, sopralluoghi e rilevamento di dati da inserire in un software per la modellazione della situazione attuale e per la valutazione delle possibili Nature-Based Solutions da implementare.

Quanto è durata la tua esperienza, ce la racconti?

La mia permanenza a Beira è stata di tre mesi, che ora guardandomi indietro sembrano essere volati. Era la mia prima volta nel continente africano e l’impatto è stato notevole ma è bastato poco perché la calorosità di questo Paese mi travolgesse. Fin dai primi giorni in ufficio i colleghi mozambicani mi hanno fatto sentire la benvenuta, in pausa pranzo abbiamo mangiato assieme deliziosi piatti tipici e non hanno mai rinunciato a intavolare lunghe conversazioni nonostante rispondessi in un portoghese stentato. La città dal canto suo non è stata da meno, il suo fascino decadente rapisce qualsiasi visitatore ma senza lasciare spazio a sentimenti malinconici perché Beira è viva ed energica. Beira è un ronzio di txopelas, un chiacchiericcio di mamãe che vendono manghi a lato della strada, un vociare concitato di bambini che la domenica si tuffa nell’oceano. E’ un intricato disegno di strade sterrate che si intersecano con i geometrici tracciati portoghesi, è un vento caldo e polveroso che ti avvolge, è un gracchiare di corvi su pericolanti fili della corrente che in certi giorni decidono di interrompere il loro servizio.

Cosa ti porti via da questa esperienza e come rientri in Italia?

E’ stata senz’altro un’esperienza stimolante e arricchente. Mi ha fatto capire cosa significa operare in un contesto completamente diverso da quello a cui sono abituata, sviluppando problem solving e imparando ad apprezzare le differenze che rendono unico questo ambiente. Ha ridefinito le mie priorità accrescendo il desiderio, per il futuro, di lavorare in contesti di cooperazione. Rientro in Italia con una gran voglia di tornare a Beira, speranza che potrebbe concretizzarsi in un tirocinio nei mesi successivi alla laurea. Nel frattempo conservo questi tre mesi nel cuore facendo tesoro di ogni esperienza vissuta, grata delle amicizie che vi sono nate e consapevole di aver compiuto un passo importante nella mia vita. Quel che porto a casa dal Mozambico è un infallibile ottimismo per il futuro, l’incrollabile certezza per cui ogni cosa negativa ‘há-de passar’, passerà.

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giovedì 26 Dicembre 2024