Storia di un filosofo che era destinato alla scienza
“Orientamento universitario”: sono due parole queste che possono far paura ai tanti studenti di quinta superiore che si trovano a dover scegliere cosa ne sarà del loro immediato futuro.
Alcuni partono con le idee chiare già in prima, altri le cambiano varie volte in corso d’opera e molti altri invece arrivano al momento della scelta con troppe alternative per la testa.
Un ruolo importante in questo momento lo gioca certamente la famiglia: io, ad esempio, sono cresciuto sentendomi spesso dire “diventerai uno scienziato”.
Alla domanda “cosa vuoi fare all’università?” ho sempre risposto in maniera molto sicura “informatica!”.
Solo in terza, quando nei licei si inizia a studiare filosofia, una pazza idea ha iniziato a vagarmi per la mente. Pazza, perché per me allora lo era: io dovevo essere scienziato non filosofo!
Arrivati in quinta si inizia solitamente l’orientamento universitario. Nella mia scuola questo percorso prevede varie visite agli atenei più vicini (Trento, Padova, Brescia, Verona) e un’uscita all’Open Day di Padova. Durante questi incontri ho cercato di raccogliere più informazioni possibili sia sui corsi legati all’informatica che su quelli legati alla filosofia. In autonomia ho inoltre partecipato ad altre esperienze nei dipartimenti degli atenei di Trento e di Verona.
Sebbene questo percorso mi sia stato utile, le informazioni da me raccolte mi portavano ormai a rispondere alla domanda sul mio futuro con un insicuro “informatica o filosofia”.
L’idea di studiare filosofia si faceva sempre più concreta e adatta a me, ma rimaneva sempre l’alone della mia “predestinazione alla scienza”, alimentato perlopiù dalla mole di dati positivi che l’orientamento mi aveva fornito sull’occupazione dei neo laureati delle facoltà scientifiche. È stato infatti solo dopo l’incontro per i genitori presso l’Università di Verona, dove la presidentessa dell’Associazione Italiana Orientamento, la docente Laura Nota, ha tenuto un interessante discorso sulla scelta universitaria che le mie idee si sono chiarite. La professoressa ha focalizzato il suo discorso sul fatto che il mercato mondiale sia attualmente imprevedibile e ha messo inoltre particolare enfasi sull’importanza di studiare qualcosa che appassioni.
Traendo le conclusioni, voglio dare qualche consiglio a chi l’anno prossimo si troverà a dover affrontare questa importante scelta.
I percorsi di orientamento possono lasciare spaesati: vengono forniti tantissimi dati che possono confondere le idee, ma l’importante è non precludersi certe possibilità a priori e ricordare sempre che alla fine è una scelta che si fa per se stessi. Non esistono scelte sbagliate, per quanto contro corrente esse possano essere. Alla fine è importante trarre delle conclusioni dai dati raccolti e non esitare, eventualmente, a chiederne altri. Vedrete che poi la risposta arriverà in maniera molto spontanea e naturale. Io ora, quando mi chiedono cosa studierò all’università, sono fiero di rispondere “filosofia!”.
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giovedì 21 Novembre 2024