Nessuno ti amerà mai come ti amo io
È del 2020 la serie tv di Netflix “Oscuro desiderio: 33 episodi e ancora in produzione, quello che si può dire al suo riguardo non è per nulla scontato. All’inizio sembrerebbe di assistere in maniera del tutto superficiale alla storia di passione tra due individui che si intreccia con un omicidio. Un classico thriller con alcune scene hot per risultare più avvincente.
Nelle ultime puntate la serie si trasforma e svela il cuore di tutta la vicenda: fino a che punto l’amore rende ciechi? Troppo spesso si sente parlare di narcisismo, violenza emotiva e non si sa mai dove inizia e ancora meno come farla finire. Naturalmente non sarà una serie tv a dare queste risposte, ma a far riflettere sul tema, con non poca profondità, sì.
Cosa si è disposti ad accettare per sentirsi amati? E perché?
Ad un certo punto, nella vita, scatta un bisogno atavico di famiglia e di senso di appartenenza che forse è l’ultima spiaggia, come si dice, l’ultima possibilità di ancoraggio nel mondo, per non volare via. Con quale criterio si sceglie? Da almeno 20 o 30 anni, o addirittura da quando si nasce, sembra che esista un’unica via del successo, declinata in varie opzioni, ma mai negoziabile: o si fa il lavoro che si ama, o si guadagna molto (l’uno e l’altro poi fanno di te una leggenda della società), o si possiede una casa, si hanno dei figli e un matrimonio, tutti entro una certa età, perché poi arrivano gli step successivi, come pensione, nipoti, viaggi.
Chi non imbuca da subito la via del successo, sarà costretto, dal successo degli altri, a sentirsi uno sfigato. E raramente esistono diramazioni successive che permettono di raggiungere gli altri, passato il tempo limite, saltando alcuni step. Unica corsia. Unico ingresso. Unica direzione. Autostrada del successo.
I social media inoltre bombardano quotidianamente il web con foto di lauree, matrimoni, promozioni, prova costume perfetta, start up da 10 milioni di euro: le notizie esplodono così, ovunque e d’improvviso, come delle mine anti-uomo disseminate nel campo che tu dovresti attraversare (visto che non hai preso l’autostrada). E ogni volta che esplode un successo, o una mina, l’effetto è: e io?
Io sono una piccola formica in un mondo sconfinato, mi perdo solo al pensiero di quante lingue esistano, di quanti lavori in quanti stati siano possibili, di quanta arte non ho mai visto, di quanti libri potrei leggere, di quanti posti vorrei conoscere. Quindi torno piccola, abito nel mio paese, vado al mio supermercato, parlo con chi conosco, faccio il mio lavoro e da quando mi alzo a quando vado a dormire so che non farò la differenza.
Un giorno qualcuno mi vede. Si ferma. È carino. Mi fa ridere. E a me già poter ridere in un campo minato sembra una conquista degna di nota. E forse un posto solo mio, dove possano esplodere solo le mie emozioni, esiste. Con lui. O con lei.
Inizia il cosiddetto love bombing, un’attenzione straordinaria che il narcisista regala a profusione e così io divento la regina delle formiche, anzi, potrei addirittura competere con chiunque nel mondo. E devo tutto all’amore di chi mi ama: il mio trono, le mie emozioni, il mio sorriso. Con il pretesto di essere premuroso e attento, giorno dopo giorno, lui o lei prende il sopravvento sulla mia vita. Risultato: perdita del senso di identità (qualcuno potrebbe dire quale? La formichina non ne ha mai sentita una).
In una disavventura amorosa di questo tipo c’è posto anche per il traumatic bonding, una tecnica attuata dal narcisista più o meno coscientemente per allontanare l’altra persona e per costringerla a capire quanto sia fondamentale tornare (a testa bassa), creando un legame di dipendenza molto forte.
“Oscuro desiderio”, l’incapacità di sentirsi vivi nel mondo e il narcisista hanno in comune il dolore che comporta esistere. Un dolore che si deve conoscere, per poterlo affrontare, con dignità, anche quando non si guida sull’autostrada del successo.
Un giorno ero molto depressa e un signor nessuno, sconosciuto su Wikipedia e nel mondo, ha disegnato con una penna nera due puntini e una linea sul mio piede: una faccina che ride, “così anche quando guardi giù, sorridi”.
Un’altra volta, in un momento buio, un amico mi ha portata a mangiare al ristorante. Per raggiungerlo con l’auto, dovevamo passare sotto ad un volto antico in sassi, molto stretto, sicuramente non concepito per delle automobili. Non si poteva fare retro. Il mio amico esclama: “Vedi a volte è così, devi solo andare avanti”.
Ho appena finito di leggere il libro di Colleen Hoover “Siamo noi a dire basta”, dove si parla di manipolazione, amore violento e molto altro. Nel romanzo ricorre la frase del cartone animato Disney Alla ricerca di Nemo, è Dory a parlare: zitto e nuota. È così.
Questi esempi e queste storie servono a ricordarci che quando si incontra il fenomeno, l’uomo o la donna che ci amano come mai prima d’ora, quelli che ci intimoriscono dicendo che nessuno mai ci amerà come loro, e poi insieme al loro amore ci costringono a sopportare una serie infinita di sofferenze, dobbiamo tornare alle piccole cose, al nostro piccolo mondo, fatto di piccole formiche e rendere queste piccole cose grandi. Non serve qualcuno che illumini la nostra vita a carissimo prezzo.
Dipende solo da noi, la grandezza e l’importanza di ciò che ci circonda.
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giovedì 21 Novembre 2024