Memoria e metodi di studio: quali usi?

Prima di arrivare a come si studia, è importante analizzare dove si studia e quando. Il luogo che si sceglie per passare molte ore concentrati deve essere tranquillo e non avere rumori o persone intorno che possano distrarre. Nulla di nuovo, ma non banale.

Dipende da cosa si studia? Vero. Un articolo di qualche anno fa riportava come un sottofondo cadenzato, dalla pioggia battente alla musica pop, o per alcuni anche il rock, potesse far studiare più velocemente materie come la matematica, le lingue straniere, arte e tecnica.

Lo studio deve essere organizzato prima, soprattutto all’Università o nei Master, oltre a seguire le lezioni, non si può improvvisare la lettura dei testi due settimane prima.

Bisogna anche premettere che esistono diversi modi per memorizzare un concetto.

La memoria semantica si basa su elementi, definizioni e parole che restano immutate nel tempo. Se si possiede questo tipo di memoria, si ricorderanno facilmente le date, le sequenze numeriche e le poesie. Il cervello recepisce il senso e collega le nozioni generali, per arrivare a ricordare il concetto principale.

La memoria fotografica è la capacità della mente di fissare un’immagine e di conservarla nel tempo. Se si ha questa capacità, si ricorderanno bene le parole evidenziate, le immagini e gli schemi. Si può ricorrere all’uso di diversi colori e segni per facilitare questa fotografia che il nostro cervello decifrerà nei concetti utili.

Uno dei metodi più usati per lo studio è quello di sottolineare direttamente sul libro di testo i concetti importanti, con un evidenziatore di diversi colori se apparteniamo a chi ha una memoria fotografica, con una semplice matita se poi utilizziamo quei concetti per fare un passaggio successivo: lo schema.

C’è chi deve scrivere di proprio pugno i concetti, per fissarli nella mente. La scrittura non può essere una semplice copiatura, ma deve proporre un’organizzazione delle parole nello spazio che possa facilitare i collegamenti.

Leggere, leggere, leggere. Per alcuni è un mantra. Leggere ossessivamente fino a memorizzare i concetti. Un piccolo consiglio: fatelo sempre a voce alta. E provate, dopo qualche pagina, a ripetere cosa vi è rimasto in mente.

Personalmente ho applicato sempre tutti i metodi: niente musica, iniziavo a leggere qualche pagina, sottolineavo e schematizzavo su un foglio, evidenziavo le parole chiave nello schema e poi ripetevo a voce alta. Ci mettevo del tempo per appropriarmi di quei castelli di libri, ma dopo diverse strenue battaglie e ore e ore di studio, la conoscenza era mia. Per me è sempre stato così: una lotta per incasellare nel mio mondo, nei miei fogli, nei miei colori, i milioni di parole nere. Ancora oggi i miei libri sono ricchi di sottolineature. Talvolta a matita, talvolta con l’evidenziatore. Voglio che la mia lettura possa essere vista e riconosciuta, voglio ricordarmi cosa mi è piaciuto di più e cosa ho pensato in quel momento. Voglio che un libro non sia solo un oggetto che fa polvere, bensì una mappa personale, di quello che ero in quel momento, di ciò che credevo, di ciò che mi piaceva e che per me era importante mentre leggevo. Una mappa per ricordare a me stessa che il tempo passato ha dei segni e un senso.

Approfondimenti
Lascia un commento

I commenti sono moderati. Vi chiediamo cortesemente di non postare link pubblicitari e di non fare alcun tipo di spam.

Invia commento

Twitter:

giovedì 21 Novembre 2024