L’isola dove non esistono i colori
L’atollo di Pingelap, negli Stati Federati di Micronesia, nell’oceano Pacifico, è il fulcro degli studi di molti genetisti, neurologi e persino fotografi a causa di una particolarità: buona parte dei suoi abitanti non è in grado di distinguere il verde brillante della vegetazione o il colore della sabbia del posto in cui vive perché è affetta da acromatopsia, una malattia genetica che comporta l’incapacità totale di distinguere i colori. Per via di questa rara forma di daltonismo, Pingelap fu soprannominata “isola dei senza colore” dal neurologo britannico Oliver Sacks, che ne parlò nell’omonimo libro del 1996 in cui esplorava la singolare storia genetica del posto.
L’origine della malattia pare risalire alla fine del Settecento, quando un tifone si abbatté sull’atollo. Secondo le ricostruzioni degli etnografi, il tifone decimò la popolazione di Pingelap, risparmiando solo una ventina di persone, tra cui il re; le ricerche genetiche sulla popolazione locale hanno permesso di ipotizzare che il re avesse il raro gene collegato all’acromatopsia, che fu trasmesso ai suoi figli e quindi alle generazioni successive, arrivando fino a oggi.
Si stima che oggi tra il 4 e il 10% dei circa 250 residenti dell’atollo sia affetto da acromatopsia completa, il difetto ereditario della vista che oltre a non far distinguere alcun colore fa vedere molto male, soprattutto da lontano; per dirla con “National Geographic”, il «concetto di colore acquisisce un nuovo significato tra la gente del posto». L’acromatopsia è un’anomalia che sembra imputabile a un difetto congenito dei coni della retina, a cui si deve l’abilità di distinguerli. Generalmente chi ne soffre è anche estremamente sensibile alla luce e tra le altre cose è portato a muovere in maniera involontaria uno o entrambi gli occhi (nistagmo), per provare a distinguere gli oggetti, soprattutto in certe condizioni.
Come ha raccontato a BBC un abitante di Pingelap chiamato Herrol, alla luce del giorno gli è quasi impossibile tenere gli occhi aperti e tutto ciò che riesce a vedere – peraltro con dolore – sono immagini simili a un negativo di fotografie sovraesposte. «Quando c’è il sole non riesco a vedere per fare il mio lavoro», ha detto Herrol, che fa il pescatore; di sera invece ci vede molto meglio.
Le persone affette da acromatopsia «non vedono proprio alcun colore», ha spiegato la fotografa belga Sanne De Wilde che, nel 2015, intraprese un viaggio a Pingelap per realizzare una serie di fotografie che dessero l’idea di come gli abitanti percepiscono i colori. La fotografa usò una fotocamera digitale a infrarossi per provare a ricreare l’aspetto delle immagini così come potrebbero essere percepite, tenendo anche conto della grande fotosensibilità. Ne risultarono fotografie in cui le palme o le piante della foresta hanno varie tonalità di rosa, mentre il mare, il cielo o altri dettagli sembrano grigi.
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lunedì 30 Dicembre 2024