L’avarizia
Un racconto del Nordafrica ha come protagonista un uomo ricco ma tirchio: pensa solo ad accumulare denaro e non si cura dei mendicanti che bussano alla sua porta. Un giorno l’uomo muore e si ritrova, come tutte le anime, in una stanzetta in cui stare nell’attesa di capire se andrà in paradiso o all’inferno. Di solito in questi locali vengono lasciati del cibo e dell’acqua, ma nel suo non si trova nulla: alle sue proteste il guardiano risponde spiegando che durante tutti gli anni sulla terra non ha mai pensato alla vita futura. L’uomo riesce ad ottenere un mese ulteriore di vita per rimediare a questa sua mancanza: in questo periodo assume un cuoco e si dà da fare per accumulare più provviste possibili, da portare poi nell’aldilà. Al mendicante, che torna a chiedergli qualcosa, dona però soltanto una ciambella che si è bruciata. Dopo un mese l’uomo torna nella stanzetta, convinto di trovarla piena di cibo: invece c’è solo la ciambella bruciata.
Leggendo questa favola non è difficile, anzi viene spontaneo, pensare al racconto Canto di Natale di Dickens, in cui il vecchio Scrooge incontra gli spiriti dei Natali passato, presente e futuro. L’autore inglese si dimostra più magnanimo nei confronti del suo tirchio protagonista, che riesce a capire i propri errori e a cambiare, ma la sostanza non cambia: l’avarizia è una brutta bestia, un peccato da condannare senza se e senza ma.
Il vizio deve essere anche piuttosto diffuso, se si trovano tanti aneddoti che ne parlano, ben distribuiti sia nel tempo che nello spazio. Non manca ovviamente una favola di Esopo, scrittore greco del VI secolo avanti Cristo, che racconta di un uomo che seppellisce un lingotto d’oro, ossia tutto ciò che possiede. Lo stesso tema viene poi ripreso da Plauto, che in una sua commedia invita il pubblico romano a ridere delle disgrazie dell’avaro Euclione e a non imitare il suo comportamento. Ma questo interesse non si limita all’antichità: a sua volta Molière si ispira a questo racconto per la sua commedia L’avaro.
Non si può dire nemmeno che il tema sia circoscritto al mondo occidentale: non mancano aforismi cinesi, in particolare di Confucio, che mettono in guardia da questo grave difetto, e non è difficile trovare alcune storie arabe dove il lettore vede il vecchio spilorcio punito dalla famiglia o dagli amici.
L’argomento è sempre stato attuale e continuerà ad esserlo: d’altronde, in una società dove i soldi hanno un’importanza così grande, non può mancare la figura dell’avaro, colui che è avidus aeris, avido di denaro. I vari Paperon de’ Paperoni resteranno quindi ancora, almeno per un po’, protagonisti di molte favole e racconti.
Approfondimenti, I peccati capitali
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giovedì 21 Novembre 2024