Reinventing A22: l’autostrada del futuro
Trasformare un’infrastruttura inquinante e impattante in un eco-boulevard autosostenibile, luogo di scambio culturale e sociale nel rispetto della natura e dell’ambiente, non è pura follia. È l’obiettivo centrale del piano di innovazione strategica con cui Autobrennero sta contribuendo a ridefinire i parametri della gestione e dello sviluppo di grandi infrastrutture.
Tutto nasce dalla necessità di proporre un nuovo modello di città ecologica: la soluzione alle inevitabili conseguenze dell’inquinamento e della mobilità prevede il ribaltamento dello stereotipo dell’infrastruttura intesa come malattia degenerativa del territorio. Alleggerire il traffico pesante (spostando il trasporto merci su ferrovia) e promuovere nuove forme di mobilità sostenibile come il car pooling, sono certamente sane boccate d’aria, ma questo non basta.
Un malato non può limitarsi ad assumere farmaci, deve avere la volontà di guarire. E questo è lo spirito con cui Autobrennero già da qualche anno ha deciso di rinnovarsi, di aprirsi al territorio, di trasformare l’A22 da semplice nastro di scorrimento veloce a grande e articolato eco-boulevard di riconnessione con il tessuto urbano, paesaggistico e sociale circostante. L’arteria che diventa motore pulito e silenzioso di energia, che non divide il territorio che attraversa, ma offre ad esso un’occasione unica di incontro e sviluppo sociale ed economico. Un’autostrada che produce energia pulita non è un ossimoro, ma quello che tutti possono constatare quando sfrecciano veloci tra i caselli di Rovereto Nord e Rovereto Sud, all’altezza dell’abitato di Marano d’Isera: 1.069 metri di barriera fonoassorbente rivestita da pannelli fotovoltaici per un’altezza di oltre 5.5 metri, 3.944 pannelli in silicio monocristallino che grazie all’energia gratuita del sole producono circa 690.000 kWh l’anno.
La riduzione drastica dell’impatto paesaggistico si concretizza nella costruzione di numerosi transetti verdi ricoperti di piante anti-inquinanti, veri e propri ponti pedonali che sovrastano le 4 corsie autostradali e permettono al paesaggio circostante di collegarsi e confondersi con l’A22. I tradizionali Autogrill potranno essere sostituiti con nuove strutture osmotiche molto più funzionali che permetteranno agli automobilisti di fare una pausa, parcheggiare la propria auto e magari anche uscire temporaneamente dall’A22 stessa per una visita turistica alla città più vicina o l’acquisto di qualche prodotto tipico.
Eliminare ogni preconcetto per partire dal basso e rilanciare quei luoghi prima emarginati e dimenticati potrebbe essere la sfida per ribaltare la crisi multisettoriale e aprire la mente a prospettive nuove, poliedriche, inedite.
Ho partecipato attivamente alla realizzazione di questa barriera sulla A22, facevo parte dei dipendenti di quella azienda che l’ha realizzata. Dopo 14anni di lavoro: mobilità.
Bella barriera, ma non è servita a mantenere il lavoro in Trentino di ben una 30ina di seri lavoratori.