Giovani e Volontariato: Nicole Fornich tra università e comunità socio-educativa
Dal 1979 la Comunità Murialdo Trentino Alto Adige rappresenta un presidio regionale fondamentale per il sostegno a giovani e famiglie, favorendo una cultura dell’accoglienza, della formazione e della solidarietà. Tra i suoi molteplici progetti annovera una comunità socio-educativa per minori, con la quale collabora come volontaria Nicole Fornich, marchigiana classe 2002, laureata triennale in Scienze Politiche e attualmente studentessa magistrale fuori sede in Studi Sociali.
Cosa ti ha spinto ad entrare in contatto con questa realtà?
Mi sono avvicinata all’ambito socio-assistenziale ancora al liceo scientifico, durante due progetti di Alternanza Scuola-lavoro presso la Caritas e in un centro diurno di Save the Children ad Ancona. Il mio ruolo prevedeva solo un aiuto compiti ma è stata un’esperienza meravigliosa, tanto che, terminato il progetto, ho continuato come volontaria. Ho così scoperto che stare con i bambini mi caricava di energie e mi stimolava dal punto di vista educativo, ambito nel quale non ho reali competenze. Stare con loro però mi ha fatto riflettere sulle dinamiche del rapporto adulto-minore: l’autocritica mi ha portata a ripensare alle mie reazioni in alcune situazioni e a migliorarmi così nelle interazioni sociali con i più piccoli, anche attraverso la lettura di libri specifici. Si può dire che sia diventata una passione. Arrivata a Trento per studi, ho ricercato online le posizioni disponibili nel volontariato socio-educativo, trovando la Comunità Murialdo.
Quali sono i tuoi compiti all’interno del progetto e cosa comporta lavorare con i minori?
Questo servizio residenziale accoglie bambini e ragazzi dai 4 ai 18 anni che il tribunale ritiene necessitino di un ambiente più protetto, sicuro e sereno, ma i cui genitori mantengono la responsabilità genitoriale. Ogni minore ha la propria progettualità con obiettivi diversi da raggiungere tramite percorsi ad hoc da svolgersi nel lasso di tempo in cui resteranno in comunità prima di ricongiungersi con le famiglie o di valutarne l’affido o l’adozione. La mia mansione al suo interno è di supporto agli educatori: intrattengo alcuni bambini mentre loro sono impegnati a seguirne altri, li aiuto nello svolgimento dei compiti a casa, oppure cucino e collaboro alle faccende da sbrigare a seconda del bisogno. Credo che il mio ruolo mi metta più alla pari con i minori: mentre gli educatori sono più assimilati a figure genitoriali che impongono le regole da seguire, io rappresento la figura della zia che, pur non andando contro i dettami dei genitori, può essere complice.
Quali difficoltà comporta lavorare a contatto di bambini e di adolescenti?
Da un lato, in quanto figlia unica, mi trovo spesso in difficoltà nel rapporto con i bimbi, perché hanno un’età con cui non mi sono mai relazionata. Pian piano sto imparando, ma appena arrivata non sapevo come parlare con loro e come calibrare il mio comportamento. Allo stesso tempo però i bambini sono più disponibili ad aprirsi con me, mentre per gli adolescenti è più difficile entrare in confidenza, nonostante io abbia più argomenti in comune con loro.
Cosa si prova ad essere parte del volontariato trentino nell’anno in cui ne rappresenta il capoluogo?
Quando ho deciso di iscrivermi a Studi Sociali ero indecisa se venire qui o a Bologna. Mi sento quindi di essere nel posto giusto al momento giusto, di imparare non solo sui banchi dell’università ma anche all’interno della cultura del servizio sociale. Penso che fare volontariato sia una grande responsabilità: pur non avendo un orario da rispettare, ci sono persone che contano su di me, sul fatto che mantenga l’impegno preso. Allo stesso tempo non vivendo ogni istante la comunità, non si rischia di portare il lavoro a casa. Il distacco che concede, permette di uscirne arricchiti più dagli aspetti positivi che da quelli negativi. La soddisfazione mi deriva soprattutto nel vedere come il mondo esterno possa rispecchiare il mio mondo ideale.
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giovedì 21 Novembre 2024