Gaia, il podcast che racconta il legame tra donne e ambiente
Gaia, nella mitologia greca, è la dea della Terra. Il medico, biofisico e chimico James Lovelock ha voluto chiamare così la sua teoria, che spiega come gli organismi viventi siano influenzati dall’ambiente circostante proprio mentre contribuiscono a modificarlo.
“Gaia”, da qualche mese, è anche il nome del podcast creato da un gruppo di ragazze uscite dal corso “Donne, Crisi Umanitarie, Diritti Umani”, proposto dal Centro di Ateneo per i Diritti Umani “Antonio Papisca” dell’Università di Padova assieme al Centro Studi Difesa Civile di Roma.
“Il corso prevedeva che trovassimo un modo di comunicare all’esterno ciò che avevamo imparato”, racconta Michela Lonardi, che cura il podcast assieme a Silvia De Rosa, Stefania Loddo e Viola Tofani. “Il nostro gruppo ha deciso di focalizzarsi sul rapporto tra donne e ambiente, e di raccontarlo attraverso un podcast. Durante la pandemia c’è stato un boom di questo strumento di comunicazione, innovativo anche per noi: nessuna aveva mai fatto radio, né tantomeno sapeva come strutturare un podcast. Però abbiamo voluto tentare, e possiamo dirci soddisfatte, perché abbiamo raggiunto i mille ascolti con le nostre dieci puntate”.
Michela, Silvia, Stefania e Viola hanno deciso di portare avanti il podcast anche dopo il termine del corso. Hanno iniziato a strutturare “Gaia” a ottobre dell’anno scorso, e il 7 marzo “Gaia” era on-air. Nel corso delle dieci puntate si è parlato, tra le altre cose, di materie Stem (Science, Technology, Engineering and Mathematics), microfinanza, Mamme No Pfas e fast fashion.
Il filo conduttore di ogni intervista è il rapporto tra donne e ambiente. “Il movimento dell’ecofemminismo ha preso piede negli ultimi due decenni”, spiega Michela. “E, anche se forse resta un po’ nascosto per chi non è ‘addetto ai lavori’, porta avanti delle lotte per i diritti di tutti e di tutte e per la difesa dell’ambiente, contro l’espropriazione delle terre e contro i problemi generati dall’industria capitalista ed estrattivista”.
Il movimento ecofemminista propone una lettura di genere; non si concentra quindi solo sui diritti delle donne. Si può però affermare che in molti territori – soprattutto in America Latina – sono le donne a portare avanti le battaglie di cura e attenzione verso l’ambiente. “Nella nostra società il legame tra donne e ambiente è un po’ meno visibile, ma esiste”, racconta Michela. “Abbiamo deciso di dargli risalto parlando delle Mamme No Pfas, un movimento nato da un gruppo di genitori veneti – mamme soprattutto – che lottano per avere acqua pulita per i propri figli”.
Tutte e quattro le ideatrici di “Gaia” lavorano nell’ambito dei diritti umani. La passione di Michela per il rapporto tra donne e ambiente è nata dopo un viaggio con l’associazione trentina Yaku Onlus in Colombia, dove ha avuto l’opportunità di conoscere l’ecofemminismo e un gruppo di difensore dei diritti umani e dell’ambiente. “I cambiamenti climatici hanno più ripercussioni sulle donne che sugli uomini: è anche per questo che sono le donne, di solito, a lottare per difendere i propri territori dalle minacce delle imprese estrattiviste”, aggiunge Michela.
Il legame tra donne e ambiente non è sempre manifesto; a volte è sottile, ma può comunque fare la differenza. È il caso delle materie scientifiche, le cosiddette Stem. “È facile capire la lettura di genere: ci sono meno donne che le studiano e di conseguenza meno donne che lavorano in quest’ambito”, dice Michela. “Perché ci sarebbe un collegamento tra donne, ambiente e Stem? Perché è grazie a queste materie che possiamo trovare delle soluzioni per i cambiamenti climatici. Abbiamo avuto come ospite l’ingegnera Giulia Marzetti, che ci ha portato un esempio semplicissimo ma efficace: ci ha raccontato di come si sia trovata in cantieri dove i tasti erano posizionati all’altezza media di un uomo, non di una donna. Questo ci fa capire che ci sono ancora dei limiti, per le donne, per entrare in quei settori. Ma se ci sono dei limiti per accedervi, sarà più difficile trovare delle soluzioni ai cambiamenti climatici che inglobino anche un punto di vista di genere”.
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domenica 22 Dicembre 2024