Democrazia o prepotenza?
Rispondo con molto interesse all’ultima Sfida di UnderTrenta, sperando di essere all’altezza di un quesito tanto importante. Lo riporto di seguito, per chi se lo fosse perso: «Dieci ragazzi si incontrano un pomeriggio per il consueto aperitivo. Finite le consumazioni, nove di questi ragazzi decidono che a pagare il conto, salato, sia il decimo. Domanda: perché non è democrazia ma è prepotenza? Oppure, al contrario: perché è democrazia e non è prepotenza?». Alla domanda è richiesta una risposta spontanea, quindi sarò il più possibile breve e diretta; anche perché, quando ci si inoltra in dibattiti di natura etico-filosofica, il rischio di dilungarsi e di convertirsi alla “religione del tirare tardi e aspettare mattino” (direbbe un Maestro) è altissimo.
Posto di fronte al quesito, il mio cuore non ha avuto dubbi: è prepotenza. Penso che la mia risposta dipenda molto dal concetto di democrazia che mi è stato insegnato fin da bambina. Per spiegarmi meglio, riprendo le parole della senatrice a vita Liliana Segre che, qualche mese fa, si è espressa in merito al referendum sul taglio dei parlamentari con la seguente dichiarazione: «Il Parlamento è l’espressione più alta della democrazia. Quindi sentir parlare di questa istituzione che fa parte della mia religione civile come se tutto si riducesse a costi e poltrone, è qualcosa che proprio non mi appartiene». Come la senatrice, anche io credo che la democrazia non sia – o quantomeno non sia soltanto – una questione di costi e di numeri, di maggioranze e di minoranze, ma di persone che partecipano equamente e senza discriminazioni.
Per questo motivo credo che si tratti di prepotenza e non di democrazia: perché il decimo ragazzo al tavolo è stato discriminato. Mettersi d’accordo in gruppo per danneggiare la minoranza è un modus operandi fascista, un comportamento che rappresenta l’esatto contrario dello spirito democratico. Per come la vedo io, essere democratici significa poter essere vivi e felici solo se lo sono anche gli altri, in un ambiente sociale che consenta la libera partecipazione e realizzazione di ciascuna persona, con pari diritti e pari doveri. Se interpellato, dubito che quel decimo possa affermare di aver ricevuto lo stesso trattamento dei suoi commensali, in quanto vittima di prevaricazione e non di un’equa espressione delle opinioni di ciascuno.
In sintesi, non credo che a quella tavola siano stati rispettati i principi base della democrazia.
Approfondimenti
Twitter:
giovedì 21 Novembre 2024