Chewing gum: freschi, colorati e molto inquinanti

La più grande bolla mai fatta con una gomma da masticare e documentata nei registri del Guinness dei Primati misura 58 cm di diametro. Chissà se questo record è mai stato superato da qualcuno che non ha avuto la fortuna di documentare la sua impresa! L’ipotesi non è affatto remota, considerato che la nascita della gomma da masticare risale a più di 2.400 anni fa. Infatti, l’idea di masticare sostanze naturali per ottenere benefici per la bocca e i denti era diffuso tra molte popolazioni indigene, come gli Aztechi e i Maya, ma anche tra gli antichi Greci.

Per la realizzazione di questi primi “chewing gum” venivano utilizzate resine vegetali, linfa di alberi e altri materiali naturali. I Greci, ad esempio, masticavano la resina dell’albero di lentisco, mentre gli Aztechi utilizzavano il lattice di alberi di sapote. Ed è proprio dalla miscela ottenuta unendo il lattice a un catrame aromatico che gli Aztechi ottenevano quello che nella lingua Nahuatl veniva chiamato tzictli, che può essere tradotto con “cosa appicicosa”. Se nonostante l’esubero delle consonanti ne renda la pronuncia per noi incerta, il termine tzictli suona familiare, è perché è proprio da questo termine che derivano i nostri corrispettivi italiani “cicca” e “cicles”.

La produzione della gomma da masticare “moderna” su scala industriale è iniziata nel 1872, grazie a un uomo d’affari americano di nome Thomas Adams. Nella ricerca di un metodo per lavorare proprio il lattice dell’albero di sapote al fine di ottenere una gomma sintetica per pneumatici, Adams si rese conto che questo materiale non era adatto allo scopo, ma che in compenso era piacevole… da masticare. Fondò così la sua azienda di chewing gum, divenendo uno dei primi produttori commerciali di questo prodotto negli Stati Uniti.

Al giorno d’oggi, però, le gomme da masticare sono realizzate con sostanze chimiche, in particolare da poliisobutilene, un polimero sintetico e gommoso: sono sostanzialmente fatte di plastica e perciò non si biodegradano. Il danno che rappresentano per l’ambiente è tale che Legambiente le ha inserite ai primi posti nella classifica dei dieci rifiuti più inquinanti del pianeta. E in effetti, con un consumo di 28 milioni di gomme da masticare al giorno solo nel nostro Paese, è facile immaginare come queste piccole e apparentemente innocue palline gommose siano ormai diventate un grande problema. Una consistente percentuale, infatti, non viene smaltita correttamente: in Italia, ogni giorno se ne liberano nell’ambiente 23.000 tonnellate, e oltre a inquinare, rimuoverle è un costo ingente per lo Stato. Senza contare che per essere scollata dalle superfici è necessario ricorrere a sostanze chimiche, che a loro volta contaminano le falde acquifere.

Oggi vi sono diverse campagne di raccolta e di sensibilizzazione riguardo a questo dannoso rifiuto, e sono nate persino aziende che riutilizzano le gomme da masticare per produrre ad esempio suole per le scarpe o parti per veicoli. Visti i numeri strabilianti di gomme da masticare consumate, tuttavia, ognuno di noi dovrebbe essere più consapevole rispetto all’effettiva necessità di averne sempre una tra i denti, ma anche sul fatto che si tratta di un rifiuto che va correttamente smaltito. Di sicuro ridurre il consumo di gomme può aiutare l’ambiente, ma se proprio non possiamo rinunciarvi, ci sono due cose importanti da sapere: la prima è che mai e poi mai il chewing gum va gettato per terra, va invece buttato nel residuo. La seconda è che esistono in commercio anche chewing gum rispettosi dell’ambiente. Uno di questi è stato inventato proprio in Italia nel 2009. Si chiama “Chicza”, viene realizzato a partire dal lattice dell’albero di sapote, riprendendo il metodo azteco, è biodegradabile al 100% e certificato biologico. Perché non provarlo?

Approfondimenti
Lascia un commento

I commenti sono moderati. Vi chiediamo cortesemente di non postare link pubblicitari e di non fare alcun tipo di spam.

Invia commento

Twitter:

domenica 8 Settembre 2024