“Ascolta come mi batte forte il tuo cuore”, Vittorio Lingiardi all’Agosto degasperiano

 

Sabato 23 luglio, alle 20.45, al Teatro Comunale di Civezzano, si è svolta la conferenza di Vittorio Lingiardi, dal titolo “Io, tu, noi: la difficile arte della convivenza”.
Psicologo, Psichiatra, Autore di diversi saggi e Docente presso l’Università “La Sapienza”, Lingiardi è intervenuto su un tema al centro di ogni vita umana, soprattutto in questi ultimi anni, tra pandemia e guerra: la convivenza.

Il tema è stato diviso in tre parti principali, così come recita il titolo. In maniera chiara, con citazioni filosofiche, poetiche e addirittura servendosi della storia del cinema, Lingiardi ha condiviso le sue riflessioni, rendendo partecipe anche la platea, alla fine, di un piccolo dibattito.

“Unus ego et multi in me”. Zenone ci insegna la molteplicità di ognuno e Lingiardi paragona la convivenza con noi stessi ad un’orchestra, o ad un teatro (“si potrebbe parlare anche di parlamento” – fa notare l’autore – “ma è meglio soprassedere di questi tempi”).
Ognuno di noi è chi esegue la musica, chi la dirige ed in ultimo anche la musica stessa. Dare ascolto alla propria molteplicità è il primo passo verso una serena convivenza. “Cosa vuol dire stare bene? Stare bene significa avere una direzione, sapere, dentro la nostra molteplicità, chi siamo”, aggiunge Lingiardi.

Il dialogo con i propri sé è essenziale, come se fossimo un condominio con più piani, tre secondo Freud: Es, Io e Super Io (Lingiardi suggerisce qui di guardare in quest’ottica il film “Tre piani” di Nanni Moretti).

“Ascolta come mi batte forte il tuo cuore” è un verso della poetessa Wislawa Szymborska, citata da Lingiardi per evidenziare la stretta connessione tra gli individui. Non si tratta solamente di rapporto di coppia, ma anche di affetti famigliari, amicizie, rapporti lavorativi.  Lingiardi si sofferma in particolare sulla parola “reciproco”, formata da recus e procus “che va avanti e indietro”, ossia, spiega l’autore, “fare un passo indietro, per vedere chi è la persona, non coperta dalla mia ombra e poi fare un passo avanti. È tutta qui la relazione.”

La convivenza tra queste due istanze io e tu è formata dallo spazio della reciprocità, dalla sospensione, senza il collasso di un individuo sull’altro. “Pensiamo al cuore: diastole e sistole. Ogni movimento vitale prevede sempre uno spazio, il cuore si allarga e si stringe” continua Lingiardi. Ricorda, a tal proposito, un film, “The hole – Il buco”, del regista Tsai Ming-liang.

Molto suggestiva anche la citazione del libro di Pierre Zaoui “L’arte di scomparire. Vivere con discrezione”: poter osservare senza essere osservati la persona amata che dorme, il proprio figlio che gioca, i propri amici che chiacchierano tra loro, senza intervenire.

Identità. Siamo noi. Lingiardi afferma:“Non costruiamo mai da soli la nostra identità. Mi ha sempre colpito sentire Prima gli italiani, ma perché? Insieme al senso dell’identità va coltivato quello della somiglianza.”

E torniamo perciò all’indispensabile relazione con gli altri. “Nelle varietà è bene capire cosa ci rende simili e dissimili. L’inseguimento verso l’identitarismo va verso azioni espulsive e violente”.

La terza parola chiave per i rapporti tra le persone è la dignità.

Lingiardi conclude le sue riflessioni e apre un dibattito con il pubblico, ricco anch’esso di spunti di riflessione, citazioni e riferimenti alla realtà che stiamo vivendo.

Da questa conferenza in ultimo si può dire che il centro della convivenza non sono gli individui – io, tu, noi – ma le connessioni, gli spazi e le similitudini che vanno curate, consapevoli del fatto che il nostro obiettivo non è un traguardo, bensì un viaggio nel mezzo delle cose.

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giovedì 21 Novembre 2024