FDS 2024 – Gianmarco Pozzecco, pazzo per la pallacanestro

È difficile da inquadrare, Gianmarco Pozzecco: non sai mai, o quasi mai, quando fa sul serio o quando ti prende in giro. Questo tratto della sua personalità è ben noto, ma non puoi fare a meno di stupirti ogni volta che ci hai a che fare. Pozzecco è un uomo surreale e anarchico, difficile da gestire, quasi impossibile quando può correre a briglia sciolta. È frenetico e mette l’anima in tutto quello che fa, con una sincerità a volte disarmante. È fatto così, lo ammette perfino lui e non a mo’ di attenuante: è proprio fatto così.

L’incontro che lo ha visto protagonista nella cornice del Festival dello Sport di Trento è stato tra i più divertenti che il Festival abbia mai conosciuto. Merito naturalmente del suo protagonista, perfettamente a proprio agio e perfettamente fuori controllo. Per Antonino Morici, il giornalista che ha moderato (o cercato di moderare) l’incontro, deve essere stata l’ora più lunga e al tempo stesso più breve della sua carriera. Del resto, Poz ha detto e ha fatto come se fosse lui il padrone di casa, come se sul palco fosse da solo. Il canovaccio lo ha usato il pubblico per asciugarsi le lacrime scese copiose dal gran ridere.

Tra aneddoti e storielle divertenti, e Pozzecco ne ha vissute di ogni, c’è comunque modo e tempo per qualche riflessione più seria. Come per esempio quella legata all’emozione che comporta essere il CT della Nazionale italiana di pallacanestro: «Vestire la maglia azzurra da giocatore è un’emozione importante, ma essere il CT della Nazionale ti cambia la vita. Ho scoperto che per me è ancora più difficile gestire gli up and down emotivi e la tensione. Ho fatto delle grandi figuracce per questo motivo».

Il coach, vale la pena ripeterlo ancora una volta, è fatto così: dà tutto se stesso, nel bene e nel male. Non è un caso che per lui la qualità principale di un allenatore debba essere l’altruismo: «Il mio obiettivo è aiutare i miei giocatori a realizzare i loro sogni. Quando ci riescono, quando li vedo felici, non c’è per me gratificazione maggiore. E quando vedo che i loro sforzi non sono riconosciuti mi arrabbio parecchio. È difficile essere competitivi sempre, e questo non vale solo per la pallacanestro. Ci sono delle rappresentative nazionali che fino a pochi anni fa nemmeno esistevano e oggi sono fortissime. Questa cosa non viene riconosciuta a sufficienza. In Italia conta solo il risultato, non il rapporto che si crea tra chi fa parte di una determinata organizzazione».

Ma non c’è quasi tempo per finire il discorso. Quasi come se si vergognasse di essere troppo serio o cattedratico (per uno che, ammette, non ama per niente essere autoritario), Pozzecco trancia il discorso con una battuta delle sue, prendendosi in giro. Il pubblico ride, contento. Gli occhi di Pozzecco brillano, contenti. Dentro brucia il fuoco della passione e della pazzia. Per la pallacanestro e per la vita. Poz, non cambiare mai.

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giovedì 26 Dicembre 2024