Roma-Lazio: il Derby degli Orrori

Gianluca Mancini è sicuramente un giocatore che da fuori, per un non-giallorosso, può risultare tutt’altro che amabile. Qualche scorrettezza, tanta garra e un senso di attaccamento alla maglia monstre: caratteristiche tutti vorrebbero avere, se poi ci metti un gol  decisivo nel derby, come quello dell’ultima giornata di campionato, vinta appunto 1-0 dai ragazzi di Daniele De Rossi, il quadro è completo. L’unica “pecca” è stata quella nel post partita: Mancini sventola uno striscione biancoazzurro con sopra un topo, un “sorcio”. Lo sfottò potrebbe, chiaramente costargli caro, ma è veramente giusto che faccia notizia un’esultanza del genere? Sicuramente non si tratta di un grande esempio, qualcuno chiama in causa l’istigazione alla violenza, e non ha sicuramente torto. Il problema vero, però, passato quasi inosservato al momento, era sugli spalti. Che in campo siano volate le ormai “classiche” offese raziali, le stesse presunte per cui Acerbi è stato scagionato – prendiamo quindi Juan Jesus per un bugiardo se “la legge non può cambiare”? – e che continuano a essere presenti, tra i commenti di chi le ha sentite e le riprese delle telecamere stesse, sugli spalti c’era un giocatore già protagonista ai tempi di un episodio simile a quello di Acerbi: Radu, l’ex capitano biancoazzurro. Lasciamo il beneficio del dubbio, ma la scritta “SS”, società sportiva, che precede “Lazio”, sulla felpa sfoggiata per la giornata, era un po’ al limite del dubbio gusto. La foto, postata dalla Serie A “british”, su Instagram era stata prontamente rimossa, ma il web ha la memoria lunga ed è facile trovarla semplicemente digitando qualche parola chiave. Ciro Immobile, capitano della Lazio, che ha perso un derby dopo due anni, periodo in cui avevano evidentemente troneggiato sulla capitale, ha parlato ai microfoni di Dazn di “chi sa esultare con eleganza, e chi no”: Radu era già finito al centro della bufera mediatica, da cui era stato poi prosciolto, per un’esultanza, da fuori, tutt’altro che elegante, un (nuovamente presunto) saluto romano sotto la Nord. Le esultanze che non avrebbero stile, se vogliamo metterle sul piano di Mancini, e dire che Immobile avrebbe da recuperare un po’ di annali, sarebbero tante: l’hashtag contro Ibanez, Di Canio sotto la Sud… e di esempi ce ne sono a bizzeffe. La squalifica di Mancini arriverebbe per una lesione “ai principi di lealtà, correttezze e della probità in ogni rapporto riferibile all’attività sportiva”, l’articolo 4 del Codice della Giustizia Sportiva, ma sarebbe una circostanza più che particolare: di squalifiche non se ne vedono molte, più multe – come per Theo, Krunic, Maignan e Tonali, durante quella famosa esultanza “sul carro” dell’ultimo scudetto rossonero, i problemi sono ben altri. Il razzismo, l’ostentazione di simboli nazisti o fatti collegati (guardiamo il caso “Romanista Anna Frank”), sono un altro paio di maniche, ma il focus della giustizia sportiva è ancora tutto da scoprire.

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martedì 22 Ottobre 2024