Il pubblico vuole il “sangue”: il beef tra Drake, K Dot e J Cole – finalmente

L’estetica di Rob Zombie, propria della collaborazione di Noyz Narcos e Salmo, tra sangue, gore e crudité, è stata ripresa a pieno per i cartelloni che hanno preannunciato il disco del duo, “Cult”, un disco “atteso dieci anni”, come dichiarato dal rapper sardo. Quel sangue che il pubblico chiedere può essere inteso in due modi, attualmente, il realismo nudo e crudo, senza filtri, proprio del primo Salmo, ma dell’intera carriera di Noyz, indicativamente, ma anche come quello metaforico, proprio dei tanti scontri – beef, se vogliamo dirla all’americana – che sono stati per un lungo periodo l’anima del rap, specialmente quello americano. Oltreoceano avevano gli NWA spezzati, e noi, dal canto nostro, più di 15 anni dopo, non avevamo ancora niente da invidiargli, con uno scontro epico come quello Fibra-Vacca. Ora, che oltre i veri scontri, sul modello Baby Touche – Simba, in studio se ne preparano sempre meno, l’attenzione è fissa su quei grandi, sul modello Eminem: il boom di numeri di Killshot, disstrack in cui Marshall Mathers annichiliva il suo rivale, 477 milioni, è un picco che è difficile da toccare con una traccia che non è un banger, ma nemmeno un brano introspettivo, insomma, qualcosa che potrebbe raggiungere un ampissimo pubblico. Questi giorni, l’aria sembra essere cambiata, perché il quieto vivere dei “Big Three”, citati da J Cole – pomo della discordia nella situazione che stiamo per considerare – ovvero Drake, Kendrick Lamar e lo stesso Cole, sembra essersi interrotto. Nel disco di Drake, For All the Dogs, il rapper di Philadelphia, Cole, si era proclamato come il “Muhamad Ali” del trio, una concezione comune, costruita intorno ai tre per i successi lirici e non ottenuti. La risposta di K Dot, Kendrick, è arrivata poi dicendo che la sua eredità avrebbe superato i numeri, con un sottile paragone tra Michael Jackson e Prince, e così via: Drake risponde delicatamente, Cole torna all’attacco, ma le intenzioni dei tre, erano quelle di dare vita a uno scontro del genere? La scena americana si è spezzata, come non si vedeva da tempo: i social diventano catalizzatori e, per una volta, “tutto va come dovrebbe”: il rap è sovrano, le barre sono l’unico strumento utilizzato per lo scontro, o forse meglio, tutto sembrerebbe andare come a dovere. L’intervento finale di J Cole, dopo aver persino pubblicato un disco a sorpresa, a distanza di tre anni, è arrivato durante un concerto in North Carolina, al Dreamville Music Festival, per cui era di casa: “la cosa più imbarazzante e vergognosa”, così ha definito la sua mossa. Tra una preghiera, e la speranza che “Dio lo riporti sulla buona strada”, e l’annuncio che il brano diss “7 minute drill” sarà poi rimosso dai social, il rapper si è scusato, dicendosi un grande fan di K Dot, ma soprattutto “che la gente vuole il sangue”, quello stesso sangue citato all’inizio: il rischio di favorire “l’azione” alle metriche, che hanno sempre caratterizzato Cole e Dot, di Drake non sempre si è potuto dire lo stesso, è alto, ma un momento del genere mancava ormai da anni.

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giovedì 26 Dicembre 2024