Su Netflix un buon thriller, finalmente

C’è vita oltre il teen drama. Il 29 settembre 2023 è sbarcato su Netflix Reptile, che vede Benicio del Toro nei panni di protagonista e di produttore. Non è un thriller perfetto – siamo su un altro pianeta rispetto a Seven, per citarne uno – ma per essere un prodotto di una grande piattaforma di massa e per essere la prima prova da regista di Grant Singer, non è affatto male e sa difendersi.

In breve. Il detective Tom Nichols (del Toro) è chiamato a indagare sulla morte di Summer (Matilda Lutz), fidanzata di Will Grady (Justin Timberlake), un brillante imprenditore nel ramo immobiliare: il cadavere di Summer giace inerme sul pavimento di casa sua, con decine di coltellate su tutto il corpo, ma il compagno giura di non saperne niente. Le indagini sembrano andare verso una direzione quasi scontata, ma presto Nichols si renderà conto che le apparenze ingannano e che quel delitto è solo la punta di un iceberg gigantesco.

Non si scopre certo ora la bravura attoriale di del Toro, ma va sottolineato che di questa pellicola Benicio è anche autore e co-produttore. Ciò spiega in parte l’originalità e la qualità di un film che ha il ritmo, lo stile e l’atmosfera giusta. Merito anche – tra gli altri – di Michael Gioulakis, a cui è affidata la fotografia; Gioulakis si era già distinto in passato per il suo sguardo horror, da It Follows (2014) a Split (2016) fino ad Us (2019).

Del Toro – a cui fa da spalla un’ottima Alicia Silverstone – si muove con il solito, iconico carisma, caratterizzato da uno sguardo cupo e penetrante che è unico tra gli attori della sua generazione. La sua penombra espressiva è ideale per il ruolo di investigatore che deve interpretare, e si adatta più in generale al clima drammatico del film dove il sole, se e quando compare, è tutt’al più una presenza grigiastra.

Reptile rende con efficacia quella sensazione di ansia, quasi di claustrofobia che dovrebbe essere propria di ogni buon poliziesco; una storia che è metafora del vortice che trascina verso l’abisso morale, tipico di una società devota al denaro e all’individualismo come quella statunitense. Il “sogno americano” diventa infatti un incubo, una corsa prevaricatrice che non tiene conto di giustizia o di rapporti umani: ciò che conta è il dio denaro, inseguito con ogni mezzo, anzitutto con la violenza.

Un incubo da cui non riesce a scappare nemmeno il protagonista, antieroe per eccellenza che spesso si confonde con la foschia in cui è immerso, quasi ci trovassimo in un’opera di David Fincher. Reptile non è un capolavoro – il finale, per esempio, rimane eccessivamente enigmatico – ma ha un che di seducente che lo rende magnetico e gradevole da seguire.

A proposito di Fincher: è da poco uscito al cinema il suo The Killer, con Michael Fassbender protagonista. Un must per gli amanti del genere.

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martedì 22 Ottobre 2024