FDS 2023 – Antonio Conte: “Essere Allenatore Oggi”
Ripercorrere la carriera di Antonio Conte, da giocatore prima e da allenatore poi, con il “canonico” metodo del Festival dello Sport – quindi tramite immagini e video – sarebbe stato quasi impossibile: si parla di quarant’anni di carriera. Proprio per questo il focus dell’intero evento è stato spostato sul tema “Essere allenatori oggi”: c’è stata una completa analisi di quello che è diventato questo mestiere, da quando il leccese ha mosso i primi passi con il Siena all’ultima esperienza con il Tottenham.
Il ruolo del mister, una volta, era quello di una seconda figura paterna: <<Sarò sempre grato a Fascetti, per il mio esordio, e a Mazzone, che mi ha fatto capire il mio percorso. Sono due persone con cui la funzione dell’allenatore era quella di un secondo padre… Ma anche Trapattoni, il primo cambiamento è avvenuto con Sacchi in nazionale e Lippi alla Juventus: l’allenatore comincia a curare più aspetti, cambia anche il gioco, con il cambio nella tecnologia>>. Il cambio concreto che c’è stato sui campi di calcio è anche legato ad un cambio nelle abitudini personali dei giocatori e del contesto in cui si muovono, si è parlato di ritiri “tradizionali”, una volta, tra briscola e biliardo, rispetto a Playstation e iPhone di oggi, ma sul campo sembrerebbe esserci una convergenza temporale: <<Si è tornati a studiare l’uomo sul singolo nel preparare la partita>>.
Conte, famoso per l’attenzione quasi maniacale per i dettagli si è definito come un “sarto”, con il compito di confezionare il miglior vestito possibile per una squadra, per i singoli giocatori, e così si è lanciato in una spiegazione dei suoi moduli, tramite un subbuteo. Su tutte è da sottolineare la spiegazione della difesa a 3 della Juve degli scudetti consecutivi – l’era della BBC, Barzagli-Bonucci-Chiellini. Parlando di quella Juve, Conte ha ammesso di aver sempre allenato squadre che non venivano da ottimi periodi, come lo stesso Chelsea, che l’anno prima aveva chiuso 10° in PL, da qui ha aggiunto quello che sembrerebbe essere un chiaro indizio sul suo futuro: <<Mi piacerebbe allenare una squadra che subito prima ha vinto>>.
La figura dell’allenatore sembra essere diventata più manageriale di quella che si prospettava una volta: c’è l’aspetto tattico, la relazione con il mondo fisio-nutrizionista, importantissima per Conte, ma con uno staff che <<Non dovrebbe essere troppo allargato, dovrebbe avere dei ruoli precisi, per cui ognuno ha le sue responsabilità>>.
Aperta la parentesi DNA vincente, che avrebbe dovuto essere il filone centrale dell’evento, Conte è stato lapidario: <<La storia di un club non conta? Grande bugia. Quando entri in un centro sportivo, in uno stadio, e qualcuno lì ha vinto inizi a dire “ce l’hanno fatta”, sono qui per questo. Dove c’è storia la mentalità vincente c’è>>. La vittoria è stata paragonata poi a una droga, entrare nella storia diventa quasi imperativo, si inizia a far fatica nell’accettare le sconfitte ma resta comunque importante anche come ci si pone nei momenti peggiori. La comunicazione è stata infatti un altro argomento essenziale, Conte non ha mai avuto peli sulla lingua in panchina: promette vittorie, lavoro, e generalmente porta entrambe con sé.
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giovedì 26 Dicembre 2024