Una vita nel giornalismo, intervista a Paolo Di Giannantonio: da Mandela al conflitto Russo-Ucraino
Più che una carriera nel giornalismo, quella di Paolo Di Giannantonio è stata una vera e propria vita: comincia come fattorino, fa il correttore di bozze, scrive la cronaca nera e così via, percorrendo quella che è una scalata ormai desueta, ma che gli consente di avere le idee molto chiare sul mondo del giornalismo odierno. Sicuramente è celebre la sua storica intervista a Nelson Mandela – la prima post-liberazione – ma c’è da sottolineare come sia stato sempre attivo come inviato sul campo per numerosi conflitti, la Prima Guerra del Golfo, la crisi balcanica o la nascita dello Stato Palestinese per citarne alcuni, oltre che conduttore di numerose trasmissioni televisive per la Rai e attualmente impegnato nella Redazione Servizi Speciali di Rai 1.
Di guerre ne ha vissute e raccontate tante, come si è evoluta – rispetto ad altre – la narrativa mediatica italiana del conflitto russo-ucraino?
È una guerra a noi vicina, va raccontata con maggiori particolari considerando anche che, dopo la seconda guerra mondiale, ci ritroviamo ai confini di un conflitto e il nostro appoggio all’ucraina, come il tema armi, il tema del cercare la pace. È una guerra che fa sempre più paura e che ha sempre sullo sfondo le armi atomiche. È qualcosa che ci tocca da vicino e che merita una complessità di racconto che al momento io non credo che ci sia, mi dispiace.7
Carta, televisione, radio, sono mezzi di comunicazioni che sembrano essere stati superati, vede una possibilità di un ritorno in auge per uno di questi strumenti?
No, Non si torna mai indietro. Quando Guttenberg inventò la stampa tante persone pensarono che la narrazione fosse morta, “la stampa condannerà il succo delle relazioni umane, la narrazione orale”. In realtà ci sono una serie di falsi allarmi, sembra sempre che il mondo debba finire, però basta avere fiducia.
La sua idea del web è cambiata negli anni, da “primo mezzo per la libertà di stampa” lo paragona poi alla dinamite. La situazione è così negativa?
C’è sicuramente stato un picco in basso ma si risalirà, è positivo che tutti possano esprimersi in un agone pubblico, ci sarà chi dice fesserie ma allo stesso modo chi dice grandi verità.
Il fattore circostanze quanto è importante nella carriera di un giornalista?
Di scoop nella vita se ne fanno pochissimi. Per me uno è stato sicuramente Nelson Mandela. Ero partito per raccontare la sua liberazione, quando dalla redazione mi chiedono di intervistarlo, ma non sapevo dove mettere le mani: non conoscevo il Sudafrica. In aereo da Johannesburg a Città del Capo mi approccia un signore, con un cappello da cowboy pazzesco, aveva riconosciuto il logo della Rai e si interessò a noi, ci chiese cosa facessimo, dove fossimo diretti e quando gli rispondemmo della nostra intenzione di intervistare Mandela ci disse di essere un suo amico. Proseguì dicendoci di chiamarlo il giorno dopo, io non ci credevo, ma lui ci disse di essere suo amico. Quando lo chiamai mi disse di dirigermi verso una chiesa dove avrei trovato Mandela. Io l’ho trovato e l’ho intervistato. Un altro giorno mi capitò di essere ad Algeri per la proclamazione dello Stato Palestine, quando – girando intorno a dove si svolgeva il congresso – vedo una persona: era Abu al-Abbass, il dirottatore dell’Achille Lauro. Così prendo un operatore e mi dico “Quello che succede, succede”; l’ho intervistato. Chiaramente la fortuna ci vuole, poi gli scoop si costruiscono, per esempio avrei dovuto intervistare Bin Laden ma quando stavo per partire per incontrarlo scoppiò l’11 settembre. Non sono quel giornalista famoso al mondo che avrei potuto essere ma appunto, sono circostanze
Internet contiene – come per tutti i personaggi di rilievo nel proprio settore – accuse o presunte informazioni circa accuse mosse verso di lei negli anni, è qualcosa che pregiudica una figura che lavora nel pubblico?
Io non ho mai letto niente di tutto questo e se c’è veramente qualcosa cosa avrei dovuto essere stato chiamato in un tribunale. Quando sono stato querelato ho sempre vinto, parla per me la mia fedina penale.
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domenica 22 Dicembre 2024