Un Paese che impedisce di studiare è un Paese in rovina
«Emergenza medici di famiglia: sempre di meno e senza riforma. Dal 2019 i loro ambulatori chiudono a un ritmo di quasi mille all’anno e se si guarda agli ultimi dieci anni i medici di famiglia mai rimpiazzati sono quasi 6mila, oltre il 10% dell’intera platea. E così per tanti italiani sta diventando sempre di più una vera e propria corsa a ostacoli trovare il proprio dottore di fiducia tra i 40mila scarsi rimasti (erano 46mila nel 2012) che spesso sono costretti all’overbooking» si legge sul «Sole 24 Ore».
Servono medici e servono con urgenza. I giovani entusiasti che vorrebbero dedicare la propria vita alla medicina non mancano, anzi: gli iscritti all’ultimo test superano quota 65mila. Qual è il problema? Il problema è un sistema di selezione obsoleto, sbagliato, che impedisce agli studenti di accedere alla facoltà di Medicina e Chirurgia.
Si tratta di un test istituito a livello nazionale nel 1999, con lo scopo di frenare l’aumento degli iscritti; un test, dunque, pensato per non affollare gli atenei e non per valutare l’effettiva preparazione degli aspiranti medici. Ciononostante, se si esamina la struttura della prova, è evidente l’intenzione di voler favorire certi candidati rispetto ad altri.
Il test si basa infatti esclusivamente sull’intelligenza logico-matematica, come se questa fosse l’unico requisito richiesto a un buon medico (e un discorso simile si potrebbe fare anche sul concorso che abilita – o non abilita – le persone all’insegnamento nelle scuole). È lecito chiedersi: perché non prevedere anche un test psicoattitudinale, che potrebbe – questo sì – stabilire la vera predisposizione alla professione? Del resto, eventuali lacune scientifiche potranno pur sempre essere colmate frequentando le aule universitarie: sono i docenti a dover fornire le basi di chimica, di biologia o di fisica e non spetta certo agli studenti anticipare conoscenze che dovrebbero imparare in sede universitaria.
Al contrario, la maggior parte di loro è costretta a comprare manuali e a seguire corsi extra (sostenendo peraltro spese notevoli) in vista di una prova di ammissione che pretende da loro nozioni che, in ogni caso, avranno modo di risentire poi a lezione nei mesi successivi. Un meccanismo che, inevitabilmente, favorisce chi è in possesso di un diploma a indirizzo scientifico.
Lo stesso ex ministro dell’Istruzione Marco Bussetti aveva ammesso che è necessaria una preparazione supplementare per superare il test di ingresso a Medicina. E la scelta più economica per prepararsi alla prova è acquistare un volume “Alpha Test” (il cui prezzo per Medicina, Odontoiatria e Veterinaria supera ampiamente i 100 euro), cui si aggiunge comunque la tassa di iscrizione alla prova.
È inaccettabile che dopo il diploma uno studente non sia libero di scegliere il proprio percorso di studi, a prescindere dalla propria condizione economica o dalle proprie competenze logico-matematiche. Un Paese che impedisce di studiare è un Paese in rovina.
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giovedì 26 Dicembre 2024