Sull’anno ciclistico appena trascorso
Con il Giro di Lombardia vinto da Pogačar sabato 9 ottobre, si è sostanzialmente concluso il 2021 ciclistico. Una stagione caratterizzata innanzitutto dal tentativo di lasciarsi alle spalle un 2020 frastornato a causa del Covid, con sconvolgimenti del calendario (uno su tutti, il Giro d’Italia corso a ottobre e non a maggio) e strettissime misure (la famosa “bolla”) volte a contenere la diffusione del virus tra i corridori e il loro staff. E dal punto di vista agonistico com’è stato il 2021 per gli appassionati di ciclismo? Ecco cinque istantanee che ci permettono di farcene un’idea.
Parigi-Roubaix. A mani basse la corsa più avvincente dell’anno. Vedere le biciclette scivolare sulle pietre e sul fango, incerte e quasi senza equilibrio, è stato uno spettacolo logorante ed epico. Che a spuntarla alla fine sia stato un italiano (Sonny Colbrelli) viene quasi in secondo piano.
Cronometro olimpica maschile. Immaginate la scena: Primoz Roglič, in trance agonistica, non si rende conto di aver tagliato il traguardo, ma continua a pedalare indemoniato. Ecco. La prova di Roglič è stata uno degli atti di forza più netti della stagione. Ha divelto la concorrenza con rara spietatezza. E ha impiegato diversi minuti, dopo l’annuncio della vittoria, a rendersi conto di aver fatto un capolavoro.
Prova olimpica di inseguimento a squadre maschile. Una delle gare più emozionanti delle Olimpiadi di Tokyo. Nonostante il pronostico fosse sfavorevole (e fosse sfavorevole anche il modo in cui la corsa si era messa quando alla fine mancavano solo poche centinaia di metri), il quartetto italiano trainato da Filippo Ganna ha vinto l’oro, rimontando in maniera strepitosa la compagine danese proprio sul finale. Non si raccomanda la visione ai deboli di cuore.
Strade bianche. Forse non si riesce a comprendere quanto sia difficile guidare una bicicletta da strada su un tratto sterrato se non lo si è fatto almeno una volta: scivola da tutte le parti e sobbalza. Pare un cavallo imbizzarrito che voglia liberarsi di freno e cavaliere e fuggire via. Ecco, Mathieu van der Poel, talento smisurato e di singolare potenza, ha invece domato la corsa senese, volando sullo sterrato e imponendosi su un parterre di rivali di primissimo piano.
Ventesima tappa del Giro d’Italia. Damiano Caruso ha rappresentato il sogno rosa di tutti gli amanti delle grandi storie. Partito come gregario di ben due capitani, ha saputo ritagliarsi il proprio spazio tanto da terminare il Giro d’Italia in seconda posizione e, soprattutto, con una splendida vittoria al termine della penultima tappa. Rimane la consapevolezza di avere trovato (forse troppo tardi) un grande ciclista e (mai troppo presto) una grande persona, consapevole del significato profondo della fatica e del gregariato.
Sport
Twitter:
mercoledì 5 Febbraio 2025