Democrazia o prepotenza? Quando la democrazia da sola non basta

Per rispondere all’articolo “La sfida di UnderTrenta: democrazia o prepotenza?” sembra essenziale conoscere il significato della parola “democrazia”.

Com’è noto, i primi ad usare questo termine furono i greci, riferendosi ad un governo in cui il potere è in mano ai cittadini del popolo. Con il passare del tempo, la sua definizione ha subito diversi cambiamenti, assumendo connotazioni positive e negative, fino a diventare una “forma di governo che si basa sulla sovranità popolare esercitata per mezzo di rappresentanze elettive, e che garantisce a ogni cittadino la partecipazione, su base di uguaglianza, all’esercizio del potere pubblico”.

Non poche sono le incompletezze legate a queste definizioni. Ad esempio, molti erano i greci esclusi dalla categoria di “cittadini”. Leggendo l’ultima dicitura di democrazia, invece, si potrebbe credere che i rappresentanti del popolo, una volta eletti, abbiano il diritto di esercitare il loro potere in qualunque modo, purché soddisfino le richieste della maggior parte del popolo.

Se nel primo caso il problema si è risolto modificando la definizione di democrazia, nel secondo è servito l’intervento della Costituzione, che nel primo articolo dichiara: “[…] La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”. A prima vista, questa formula potrebbe sembrare una restrizione che ci nega alcune forme di libertà. In realtà, essa è una tutela che impedisce ad ognuno di noi di sopraffare gli altri, indipendentemente dalle ragioni che crediamo di avere. Entriamo nel merito.

Nella quotidianità, in molte circostanze dovremmo sentire la necessità di chiederci: “Sto esercitando un mio diritto o sto violando quello degli altri?”. È il caso, ad esempio, degli hater sui social media: essi, appellandosi alla “democrazia”, ritengono di poter esprimere al meglio il loro pensiero, talvolta anche offendendo la dignità dei loro interlocutori. Così facendo, però, violano il loro diritto di essere trattati con rispetto. Ciò si eviterebbe se gli hater esprimessero, in modo educato, il pensiero di cui sono portatori. Fortunatamente, i social sono solo uno specchio che riflette una parte della realtà, talvolta modificandola ed estremizzandone alcuni aspetti. Di conseguenza, conoscendone bene le dinamiche, i danni di tale “libertà senza filtri” sono per lo più riparabili, o almeno prevenibili.

Nella vita reale, questa democrazia a 360°, tanto affascinante quanto pericolosa, sarebbe perfetta se e solo se tutti noi ci ponessimo autonomamente dei limiti, assicurandoci che nessuno corra alcun rischio quando esercitiamo tale forma di libertà. Solo così riusciremmo a prevenire a forme di prevaricazione e prepotenza, come quella dei nove partecipanti che “liberamente” hanno costretto la decima persona a pagare il conto in nome di una democrazia “perfetta” che, se abbandonata a sé stessa, verrà sicuramente mal interpretata.

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mercoledì 5 Febbraio 2025