T. Capote – “A sangue freddo”. Un capolavoro da non leggere
A sangue freddo è il capostipite del genere “Romanzo verità” che ha dato origine a molti epigoni, e parallelamente a interesse e consensi. L’autore non poteva prevedere, nel 1966, che quel tipo di letteratura si sarebbe sposato magnificamente con due caratteristiche moderne, amplificate a dismisura da blog e social network, quali narcisismo e voyerismo. La perdita di valore della riservatezza ha fatto sì che l’interesse per la fiction sia declinato a vantaggio di altre forme di narrazione che comprendessero: testimonianze, memorie, dati oggettivi, documenti, fatti di cronaca, ecc. Il processo ha riguardato non solo la letteratura, ma anche radio e televisione, sempre più dominate dalla partecipazione degli ascoltatori. La trama del libro è costruita attorno al fatto di cronaca nera, avvenuto in una zona agricola del Kansas: lo sterminio dei signori Clutter e dei loro figli Nancy e Kenyon, da parte di due psicopatici. Tutta la vicenda, indagata in maniera minuziosa dall’autore, ha come cardine la motivazione che ha spinto gli assassini. Vendetta, rapina, violenza sessuale, sono quasi subito abbandonate dagli inquirenti, che brancolano nel buio, come il lettore, abilmente condotto alla comprensione, solo nel finale. Il libro è diviso in quattro parti, ma le prime tre costituiscono un unicum emotivo, focalizzato sull’orrore della tragedia e sul desiderio di vedere catturati e puniti gli assassini. Le parole del titolo sono tutte dedicate a loro e l’emozione da Arancia meccanica gonfia il turbamento del lettore. Nell’ultima parte c’è un ribaltamento di prospettiva. “A sangue freddo” sembra ora prerogativa dello stato castigatore e le emozioni non sono più quelle suscitate da Kubrik, ma piuttosto da Darabont, che nel film Il miglio verde dipinge tutti gli orrori e le incongruenze connesse alla pena di morte. I criminali e i persecutori si abbracciano in un groviglio complicato, dove è difficile identificare buoni e cattivi, e le azioni sembrano aver origine indistintamente da quelle pulsioni distruttive dell’inconscio, investigate da Freud. Di veramente innocente vi sono solo le vittime: la splendida, dolce Nancy, le rappresenta tutte. Motivi per non leggerlo: gli argomenti trattati sono riservati a un pubblico adulto capace di governare la propria sensibilità. La lettura induce paura, angoscia e sfiducia nel prossimo. Motivi per leggerlo: il titolo provocatorio di questa recensione non deve distogliere dall’intento di affrontare i soggetti più oscuri della realtà. Ciò conduce ad una più alta forma di conoscenza, anche se, come affermava Nietzsche, tale processo ti coinvolge con tutta l’anima e dopo non sei più lo stesso.
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giovedì 26 Dicembre 2024