Anello negletto
Davanti a me stai, piccolo anello negletto, confinato al dito di una anziana signora, disordinata e infastidita da una mosca.
Chissà che brutture hai visto, attaccato a quel dito! Che miserie! Le insonni notti alla stazione centrale, sotto un cartone. Il freddo pungente, solo un negletto accessorio dei tanti che ella indossa, raccattati chissà dove, forse in mezzo ai binari, alla gente che corre per ogni dove, preoccupata di non perdere il treno.
Sembri schifato dall’odore di quella donna, dalla sua pelle chiazzata, dalla sua persona povera e balbuziente. Dalla sua ignoranza.
O dalla mia?
Forse che sei schifato da me che penso queste cose, tu, che tanto la conosci da chiamarla padrona? Forse che tu sai quale sia la sua situazione, come lei stia? Forse che io non so, e tu sì, come sia dormire sotto un ponte, ogni giorno la fame e l’incuria, provocata dal tempo – soffrire? Forse che tu credi che non conosca il logorio delle stagioni, che incessanti scorrono sotto il cielo come acqua sotto i ponti, in periodi veloce, in altri lenta? Tu sai e sei convinto che io non sappia che cosa vuol dire ogni giorno soffrire e farsi logorare le mani dal tempo, fino ad averle tutte solcate da segni, da rughette e tagli?
Forse, piccolo anello negletto, hai ragione tu, ma attento! Potresti commettere il mio stesso errore; potresti parlare senza avere cognizione di quello che stai dicendo.
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venerdì 27 Dicembre 2024