Il tempo di scrivere
Quanto tempo ho passato ferma in macchina, a scrivere?
Parcheggiata e con il vuoto da riempire.
Ricordo perfettamente la prima volta in cui ho scelto di rimanere seduta nell’abitacolo silenzioso.
I rumori del traffico sfrecciavano solo poco più in là, eppure sembravano provenire da un altro pianeta.
Avrò avuto circa 8 anni e mi avevano comperato un quaderno a quadretti per la scuola.
La copertina era rosa. L’ultimo colore che avrei scelto io.
Avevo accompagnato i miei genitori nell’acquisto di un nuovo divano, che avrebbe sostituito le vecchie poltrone ormai sformate ed ingrigite del salotto.
Solitamente mi divertivo a seguire gli adulti nelle loro commissioni, immergendomi in immaginarie avventure in mondi sconosciuti.
Quel giorno però non ero per niente attratta dalla calca che intravedevo dalle vetrine del negozio.
Volevo rimanere in macchina, da sola.
Padrona del mio tempo.
E l’ho occupato riempiendo di parole i quadretti. Una in fila all’altra, come in trance.
Senza cercare un senso, svuotando la mente. Vagando.
Non ho più smesso, trovando riparo e sicurezza fra le pagine di diari e taccuini.
Ogni volta che la vita regala un momento apparentemente in pausa, io lo riempio con ciò che sento.
Sentimenti reali, storie immaginate: ogni foglio bianco è un mondo che mi si srotola davanti ed invita a muovere passi come su un sentiero.
Per me è necessità, l’unica strada per ritrovarmi, consolarmi o semplicemente distrarmi.
Come ho fatto in queste poche righe…
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mercoledì 30 Ottobre 2024